Pasqua di martirio per cristiani nel mondo. Crocifissioni… e con teste decapitate si gioca a calcio | intelligonews

cristiani-1di Marco Guerra

La notizia di un nuovo massacro in Sudan squarcia le ultime ore di un pigro e appesantito lunedì di Pasquetta nell’opulenta Europa alle prese con il barbecue.

Nello Stato diventato indipendente nel luglio del 2011, dopo aver compiuto la secessione dal Sudan, i ribelli fedeli al ex vice presidente Riek Machar hanno compiuto una carneficina durata due giorni durante la conquista di Bentiu, città strategica e capoluogo dello stato settentrionale di Unity , dove si trovano i più grandi e importanti giacimenti petroliferi del Paese contesi anche con Khartoum.

L’Onu denuncia che solo nelle violenze avvenute nella moschea Kali-Ballee sono state uccise più di 200 persone e ferite 400. Altre decine di vittime si contano in edifici abbandonati del Programma alimentare mondiale, nell’ospedale di Bentiu e in una chiesa cattolica. Due giorni prima in un attacco ad un compound dell’Onu ci sono state 58 persone uccise. I ribelli hanno poi dichiarato alla radio locale che alcuni gruppi etnici non dovrebbero stare a Bentiu, e hanno chiesto agli uomini di violentare le donne di altre comunità.

Le Nazioni Unite hanno parlato di “uccisioni mirate”, avvenute sulla base dell’etnia. Nel mirino dei ribelli non sono stati però solo i Dinka, appartenenti al gruppo etnico del presidente Kiir, ma anche quei Nuer – popolazione di cui fa parte il leader anti-governativo Machar – che non avevano acclamato i ribelli entrati in città.

Pochi giorni fa si è celebrato il 20esimo anniversario del genocidio del Ruanda, costato un milione di vite, ma l’Africa continua ad evocare regolarmente fantasmi di pulizie etniche e guerre religiose. E non desta più scalpore che a saltare in aria o fare da cornice a massacri siano chiese cristiane e moschee.

Anche il Centrafrica ha celebrato la Pasqua con il suo sacrificio di sangue. Dopo oltre un anno di violenze, peraltro ancora in corso in alcune zone del Paese: giovedì scorso un sacerdote cattolico è stato ucciso nel Nord da miliziani vicini agli ex ribelli Seleka.

Ieri invece per i cristiani della Nigeria è stato un giorno di digiuno e preghiera per il rilascio di 77 studentesse rapite nei giorni scorsi da miliziani integralisti islamici di Boko Haram, organizzazione terroristica jihadista che letteralmente è traducibile come “l’educazione occidentale è sacrilega”, e responsabile di decine di attacchi terroristici a Chiese e obbiettivi cristiani.

Intanto il Papa ha chiesto di non dimenticare chi soffre persecuzioni e discriminazioni per annunciare la Buona Novella, un appello caduto nel vuoto con i media occidentali. Non c’è traccia infatti sulle pagine dei principali quotidiani di queste ennesima Pasqua di martirio degli innocenti. Così come, tre giorni fa, nessuno ha rilanciato l’intervista al programma francese della Radio Vaticana di una suora siriana che denuncia la crocefissione, da parte delle milizie jihadiste anti-Assad, di due cristiani che si sono rifiutati di abiurare la loro religione e che racconta altre atrocità successe nei villaggi occupati dai ribelli. Si riferisce, tra l’altro, di un gioco a palla con la testa decapitata dei poveri martiri.

Insomma, va bene che in questo periodo una vittima non fa notizia se non incrocia un pallottola russa o ucraina, ma almeno riflettano tutti i cosiddetti ‘atei devoti’, ‘laicisti della prima ora’ e ‘cristiani non praticanti’ che esiste ancora chi è disposto a rischiare  la vita per andare a Messa nel giorno di Pasqua.

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