Pasqua in India: radicali indù attaccano pastori cristiani. La polizia resta a guardare

di Nirmala Carvalho

Due diversi incidenti in Karnataka e uno in Andhra Pradesh. In tutti i casi, membri di gruppi ultranazionalisti indù hanno insultato, picchiato e minacciato di morte fedeli e religiosi. Le forze dell’ordine hanno registrato le denunce a carico di ignoti, anche quando le vittime conoscevano gli aggressori. Presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic): “È un clima di terrore per la minoranza cristiana”.

Mumbai (AsiaNews) – È  un “clima di terrore” quello in cui vive la minoranza cristiana in India. Lo afferma Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), in merito alla Pasqua di violenza vissuta da alcune comunità cristiane. In Andhra Pradesh e in Karnataka infatti gruppi di ultranazionalisti indù hanno aggredito, picchiato e minacciato di morte pastori e fedeli di tre Chiese pentecostali. Incidenti distinti, nota Sajan George, ma che in comune hanno “l’assoluto fallimento” delle forze di polizia, ormai “complici” a tutti gli effetti degli estremisti hindutva.

Il primo è avvenuto il 5 aprile scorso a Mangalore (Karnataka). Un gruppo di indù ha lanciato pietre contro alcuni cristiani, riuniti in preghiera alla chiesa di St. Sebastian a Bendore. Una donna di 46 anni, Claret Pinto, ha riportato gravi ferite alla testa ed è stata subito portata all’ospedale di Colaco. La polizia ha registrato il caso contro ignoti.

L’8 aprile a Chamrajnagar (Karnataka), il rev. Rajesh, 27 anni, pastore della Indian Pentecostal Church of God (Ipc) ha ricevuto la visita di alcuni poliziotti in casa sua, dove aveva appena terminato un servizio di preghiera. L’ispettore Janardhan ha prima chiesto al pastore se avesse il permesso di condurre cerimonie religiose in casa propria, poi ha iniziato a insultarlo, ordinando di abbandonare l’abitazione il giorno stesso. Nel pomeriggio, il rev. Rajesh insieme ad altri cinque pastori è andato alla locale stazione di polizia per denunciare l’accaduto. Ma mentre erano a colloquio con un agente, circa 100 attivisti del Bajrang Dal hanno aggredito i religiosi e un fedele lì presente. Quest’ultimo, di nome Babu, ha riportato gravi ferite alla testa, che hanno richiesto 24 punti di sutura. La polizia ha assistito alla scena senza intervenire.

Sempre il giorno di Pasqua, l’8 aprile, in Andhra Pradesh ultranazionalisti indù del Rashtriya Sawayamsevak Sangh (Rss) hanno fatto irruzione nella casa del rev. Ratnababu, pastore pentecostale della Christu Asinadu Prathana Mandir Church. Prima hanno imbavagliato e legato il figlio Madhu, lo hanno picchiato e gli hanno gettato della polvere di peperoncino negli occhi per acccarlo. Poi si sono accaniti sul pastore e la moglie, picchiandoli. Sentendo le grida della donna, alcuni vicini sono accorsi, facendo così scappare i radicali indù. Madhu è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale. La polizia ha registrato la denuncia contro ignoti, nonostante il giovane avesse identificato i suoi aggressori.

Il rev. Ratnababu, che serve questa comunità pentecostale da 15 anni, aveva già subito aggressioni da parte di ultranazionalisti indù: dall’ottobre 2011, vi sono stati tre tentativi di incendio doloso della chiesa, e numerose minacce di morte. Negli ultimi sei mesi, attivisti Rss sono riusciti a farlo arrestare per due volte.

Secondo Sajan George, la regolarità di incidenti anticristiani, unita alla mancanza di giustizia, stanno mettendo in “serio pericolo” la fibra laica del Paese.

Fonte: Asia News.

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