Per i giornalisti i “terroristi islamici” non esistono. Li chiamano “jihadisti” per paura di offendere i musulmani |Magdi Cristiano Allam

i musulmani

Editoriale

(Il Giornale) – I “terroristi islamici” non esistono. Oggi vengono occultati dai mezzi di comunicazione di massa con l’eufemismo “jihadisti”. Ma quanti italiani sanno che cosa significhi “jihadisti” o “jihad”? Il motto dei Fratelli Musulmani evidenzia il significato più genuino del jihad: “Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro leader. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è il nostro sentiero. Morire lungo il sentiero di Allah è la nostra aspirazione massima”.

Il divieto di usare il termine “terrorismo islamico” fu formalizzato nel 2006 dall’Unione Europea. E’ sconvolgente il fatto che mentre i terroristi islamici sgozzano, decapitano e massacrano in ottemperanza ai versetti coranici e ai detti e fatti attribuiti a Maometto, l’Occidente – pur di negare l’evidenza – si sia spinto fino a “scomunicare” i terroristi islamici. Lo scorso 14 settembre, dopo la decapitazione dell’ostaggio britannico David Haines, il premier Cameron ha detto che i terroristi islamici dell’Isis “non sono musulmani ma mostri”, “dicono di fare questo in nome dell’islam. E’ assurdo, l’islam è una religione di pace”. Anche il presidente americano Obama, intervenendo all’Assemblea generale dell’Onu lo scorso 24 settembre, ha scagionato l’islam: “Gli Stati Uniti non saranno mai in guerra contro l’islam. L’islam insegna la pace”.

Ma lo sanno Obama e Cameron che il capo supremo del sedicente “Stato Islamico”, l’autoproclamato Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, oltre ad essere musulmano ha un dottorato di ricerca in Scienze islamiche? Secondo loro questi tagliatori di teste se non sono musulmani che cosa sarebbero? Di quale islam parlano? Il Corano è unico e di Maometto ce n’è solo uno. Il vescovo di Mosul, Emile Nona, intervistato da l’Avvenire lo scorso 12 agosto, ha detto che l’ideologia dei terroristi islamici “è la religione islamica stessa: nel Corano ci sono versetti che dicono di uccidere i cristiani, tutti gli altri infedeli”, e che i terroristi islamici “rappresentano la vera visione dell’islam”.

Eppure il 23 ottobre, sotto l’egida della presidente della Camera Laura Boldrini, la stampa cattolica (L’Avvenire, Famiglia Cristiana e la Fisc), hanno promosso la campagna “Anche le parole possono uccidere”, in cui si denuncia anche l’uso della parola “terrorista” in rapporto ai musulmani. Sempre la Boldrini aveva sponsorizzato nel 2007, da portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, con l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa, la “Carta di Roma, in cui si chiede di sostituire la parola “clandestino” con “migrante”. Ebbene dopo che nessun mezzo di comunicazione di massa usa più la parola “clandestino”, ci ritroviamo in un’Italia in cui la clandestinità non solo non è più reato ma investiamo le nostre risorse per auto-invaderci.

Inevitabilmente accadrà lo stesso con l’abolizione della parola “terrorista islamico”. Già oggi i terroristi islamici con cittadinanza europea, che rientrano dopo aver ucciso, sgozzato e decapitato in Siria e Iraq, vengono accolti con la disponibilità riservata al figliol prodigo della parabola evangelica. Consentiamo che nelle moschee e nei siti Internet si predichi l’odio e la violenza nei nostri confronti, concependolo come libertà d’espressione fintantoché non si traduce concretamente nella nostra morte. Di questo passo finiremo per giustificare i terroristi islamici fino a legittimarli, sottoscrivendo noi stessi il nostro suicidio e la fine della nostra civiltà.

di Magdi Cristiano Allam 28/10/2014

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