Per il mondo della disabilità : sessualità sterilizzazione contraccezione matrimonio, sono diritti o travagli umani ?

I portatoti di handicap psicofisici molto spesso si domandano se queste necessità sono loro possibili ?

Le famiglie sono veramente disperate e consapevoli delle difficoltà materiali ed umane dei loro cari cui vanno incontro nella vita ed anche “dopo”, ma le risposte richiedono molta cautela data la loro importanza !

Il mondo d’oggi è carico di materialismo, di edonismo, di erotismo più sfrenato e tutto ciò forma un substrato privo di un fondamento morale che non ci stupisce più di tanto, ma ci amareggia il constatare che una realtà sociale come quella in cui “vivono” i sofferenti psico-fisici, trova nelle Istituzioni disinteresse e silenzio in questa tanto conclamata solidarietà sociale.

Questa solidarietà sociale a volte troppo spesso viene interpretata, sostenuta, supportata a servizio degli animali, ai quali con tutto il sincero rispetto che nutriamo loro, non possiamo non riconoscere ed evidenziare che sono promossi nella serie A della considerazione giuridica e nella rivoluzione etica. Definiti, poi, dalla Costituzione Europea nella Parte 3° art.III-121 “esseri senzienti”, oggi 2018 costituiscono una nuova moralità che supera a volte il centralismo dell’uomo, aggiungo che scarseggiano di umanità e dimenticano il valore della dignità umana e dell’essere umano.

Cerchiamo di esaminare, con molta umiltà e brevità quegli “aspetti” che abbiamo indicato nel titolo di questo nostro dire, pur tuttavia, devono indurci a riflessioni, perché la defezione e la inadeguatezza della Legislazione vigente sulle barriere architettoniche e difficoltà dei disabili fisici e quella esistente in materia di handicap mentale, come le “Nuove norme per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle malattie psichiche” , non ravvisano questi aspetti di vissuto.

Si tratta di un argomento molto impegnativo e sicuramente meritevole di grande attenzione sul piano non solo Sociale, ma anche Morale e Legislativo, specie quello sulla eventuale Riforma del disagio mentale, dove quel Testo Concordato ed Unificato Burani-Procaccini è sparito misteriosamente dall’Agenda Parlamentare dal 2005 ! Perché ?

Tutto ciò ci pone nella condizione di esprimere tutto il dissenso, il rammarico e la protesta alta, chiara, forte delle famiglie all’unisono n/s e della società, per il disinteresse ed il silenzio su questa “problematica” per la carenza di Provvedimenti Legislativi atti ad adeguare strutture volte alla cura dei “malati”. Qualcuno ne dovrà rispondere alla propria coscienza !

Purtroppo non si conosce quando sarà possibile l’inizio dell’Iter Parlamentare da parte del Legislatore sulla Riforma delle Leggi 180 e 833 del 1978 inerenti la malattia mentale, malgrado che venga “sbandierato” ai quattro venti l’inizio di una “nuova era di cambiamento” di quanto è urgente e necessario per l’Italia, situazione ignorata da tutti i Governi e Parlamento passati e presenti, quest’ultimi che non rispondono alle n/s Petizioni : comunque è bene precisare senza nessun riferimento a parti politiche .

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità segnala non solo un enorme squilibrio nella distribuzione di risorse per la cura delle malattie mentali e la Società Europea, in particolare quella italiana, è molto preoccupata per la carenza di interventi di natura Legislativa, Finanziaria e Sanitaria dei Servizi Pubblici inerenti la salute ed in particolare il disagio mentale.

In Italia il 3,4% del budget totale dedicato alla Sanità è utilizzato per la cura dei disturbi mentali, mentre ne occorrerebbe il 12/14 per cento, mentre in Tanzania è del 7%, il 10% in Australia, il 12% in Inghilterra, in Europa del 15% circa. Uno squilibrio che deve far riflettere. 

I dati dell’ISTAT 1994/1999 ( “Indagini multiscopo al domicilio delle famiglie”) e quelli successivi, non possono farci disconoscere che buona parte dei disagiati fisici ( circa 3 milioni) insistono nelle famiglie, come pure una grossa percentuale di handicappati psichici ( circa 10 milioni ) e che tutti gravano sulla società, sulle loro famiglie e che le tragedie quasi quotidiane traggono le loro origini da una chiara sintesi di disagio interno e da un equilibrio mentale inesistente o quanto meno molto carente data la mancanza di adeguate strutture, prevenzioni, cure ed inserimento sociale dei “malati” ( là dove è possibile !).

Quello che purtroppo allarma oggi dicembre 2018 sono i casi assai frequenti che coinvolgono i giovani nella fascia dai 14 ai 34 anni per i diversi motivi ed incidenti vari sono condannati ad una invalidità fisica o provengono da una insistente tipologia e patologia psichica, non riconosciuti nei dibattiti Parlamentari e nelle Leggi Finanziarie.

Disconosciute, poi, anche le difficoltà economiche delle famiglie che unite al peso di una assistenza meticolosa e costante rendono insopportabile il vivere quotidiano, “cosa” che gli aridi e bugiardi dati statistici non ci forniscono e non hanno saputo mettere in evidenza, quale il “dopo di noi” ed il “durante”, circostanze a volte drammatiche, spesso non adeguate, costose ed a volte del tutto negative, che colpiscono circa il 15% delle famiglie italiane interessate alla disabilità. Non ricordo in quale giornale ho letto questa frase troppo forte e significativa, ma considerazione che “pesa” e molto “ Non mi vergogno di essere disabile, mi vergogno di essere italiano” .

Continuando nella n/s disanima, sterilizzazione, affettività, sessualità, contraccezione, sono condizioni delicate e difficili da interpretare, specialmente quando vengono ipotizzate da parte dei parenti dei soggetti psico-fisici, relazioni durature che possono sfociare, anche, nel matrimonio.

La sterilizzazione la possiamo definire una menomazione della persona, specie se handicappata psichica, che “subisce” senza poter esprimere validamente il proprio consenso, una grave violazione della sua libertà e dignità.

L’affettività e la sessualità vanno affrontate e risolte con apposite terapie e con l’aiuto di personale preparato, problemi che non possono essere risolti con la sterilizzazione, che mira a frenare la diffusione di handicap genetici.

E’ immorale giustificare tale “forma” perché si arriverebbe a legittimare anche l’aborto terapeutico e nemmeno è accettabile sostenere che la persona disabile o handicappata non è in grado di badare al proprio figlio e la contraccezione è moralmente illecita quando accompagna un atto sessuale voluto allo scopo di evitarne gli effetti .

Il problema è vasto e la sua intrinseca sostanza umana e sacramentale la lasciamo alla Teologia Cristiana per chi ci crede.

Infine nel possibile matrimonio, ricordiamo che nella Dottrina Cattolica questo atto viene considerato come “comunione di tutta la vita ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole, elevata da Cristo Signore alla dignità di Sacramento”.

Da ciò ne consegue l’unità e l’indissolubilità del matrimonio che lo pone in essere il consenso e la volontà ( validi principi Cristiani ed anche Giuridici ) in cui l’uomo e la donna si danno e si accettano reciprocamente con un patto irrevocabile.

Viene da porsi una domanda : può essere in condizione di valutare questo “atto” di livello intellettivo e volitivo l’handicappato mentale consapevole e responsabile al consenso ? Inoltre l’eventuale prole non ricade poi sulla famiglia e sulla società ?

Spontanea un’altra domanda per l’uomo e nel caso in cui una donna handicappata rischia di essere violentata, è lecito usare metodologie di sterilizzazione anche per frenare, ripeto, la diffusione di handicap genetici ? (vedi SIR n. 88 pag. 7 del 1.12.1999).

Questo metodo contraccettivo è stato dichiarato un fatto grave nel 1994 dal Parlamento Europeo ritenendo che”…ferite irreversibili non devono essere apportate alle capacità riproduttive degli individui sofferenti di turbe mentali”, concetto ribadito dall’art. 3 della “Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea”.

Allora è lecito praticare l’aborto senza consenso ? Qui comincia un’altra duplice difficoltà.

La sterilizzazione o l’aborto non sono forse una precisa menomazione ed una coercizione della persona, della sua libertà, della sua dignità, senza che “l’ammalato” psico-fisico, ripeto, possa esprimere la sua volontà ?

Certamente non si risolve il problema della sessualità di un portatore di invalidità grave con la sterilizzazione o l’aborto !

Questa problematica può essere affrontata e risolta, a detta degli “addetti ai lavori”, con apposite terapie e con l’aiuto di Personale preparato e sono allo studio, secondo il mondo Medico-Scientifico, “forme” nelle quali le dimensioni affettiva e sessuale possano aiutare i pazienti.

Va colpito, infine, il fenomeno clandestino della sterilizzazione se esiste, con controlli appropriati nelle famiglie e nelle Strutture Pubbliche e Private.

Secondo un Rapporto del Comitato Consultivo Nazionale Francese di Bioetica sulla sterilizzazione, sollecitato dai parenti di questi diversamente-abili, raccomanda che questi ultimi siano seguiti e guidati per i loro problemi affettivi e che le decisioni non siano mai prese solo da una persona, ma da un’equipe con il consenso dello stesso “malato”( là dove è possibile). Ma allora come si possono risolvere questi problemi ?

La risposta può darla, ripeto, la Teologia Morale e l’applicazione và esercitata dai Consultori Familiari, meglio se di Ispirazione Cristiana, educando il soggetto nella sfera della sessualità e nelle manifestazioni degli affetti.

I diritti umani e civili di queste persone vanno difesi con un Testo Unico sulla disabilità ( promesso dal Presidente Berlusconi e non mantenuto ) ed una Legge-Quadro, auspicata da tempo con Petizioni dalla n/s Associazione, col possibile Provvedimento Legislativo che non è ancora negli Ordini del Giorno dei Lavori Parlamentari della 12°Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati e 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica !

A quanti sono “lontani” dalla vita quotidiana( ma quanti ce ne sono !) ed indotti ad un ridotto concetto della vita e della morte, che costituisce una speculazione di basso livello la non interpretazione e considerazione di queste evenienze, è consigliabile una riflessione onesta e non mortificante di quelle necessità sopra descritte, dato il “momento” poco incline e capace di dare risposte concrete alle questioni della vita e della morte.

Pur nella consapevolezza che la strada da percorrere è lunga e tortuosa, è auspicabile che anche le misure evidenziate costituiscono un passo significativo verso la implementazione ( parola “presa” dal linguaggio politico moderno) di politiche che abbiano veramente a cuore le esigenze dei portatori di disabilità fisica e handicap psichico. 

Quelle giuste incognite urgenti ed umane ipotizzate da parte dei familiari ed attese dal mondo della disabilità, della sofferenza, del dolore umilmente poste in poca evidenza, è opportuno considerare anche questo lato etico del problema psico-fisico, comunque, di drammatica attualità e gli eventi quotidiani ne sono ampiamente costanti testimoni.

E come disse il Santo Giovanni Paolo II° : “Andiamo avanti con speranza !” 

Previte

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