Perché il voto a Magdi Allam non è sprecato « Libertà e Persona

Cari Lettori, tra poco più di un mese saremo chiamati a votare. Per i cattolici non è facile fare una scelta sul partito da preferire: quello che però è essenziale, per votare in retta coscienza, è quello di non dare la propria preferenza a liste che non hanno a cuore i “principi non negoziabili”. 

Con la pubblicazione di questo primo articolo non intendiamo indicarVi per chi votare, bensì diamo spazio al dialogo, al fine di aiutarci a capire meglio quale sia la strada da prendere.

Invitiamo dunque chiunque fosse interessato a proporre una propria riflessione – purché argomentata – a scriverci all’indirizzo: [email protected].

di Andrea Cavalleri

Nel mondo cattolico italiano serpeggia un falso ragionamento che consiste in questo: votare un programma ottimo, come quello di “Io Amo l’Italia” di Magdi Cristiano Allam, non serve a niente, perché tale partito non supererà la soglia di sbarramento del 4% e pertanto il voto equivarrà a un’astensione.
A tutti coloro che fanno questi calcoli politici da novelli Talleyrand, compreso il mio amico, intelligentissimo e validissimo filosofo, Giacomo Samek Ludovici, rispondo che al loro ragionamento manca un pezzo e, se considerassero meglio la parte mancante, probabilmente cambierebbero idea.
Oltre al fatto, ovvio, che partendo da simili pregiudizi si assicura la sconfitta di quello che, a loro stessa detta, è un ottimo partito, vorrei rispondere con un’altra domanda: “ma allora cosa voterete?”
Se partiamo dalla richiesta del Papa di ciò che dovrebbe contraddistinguere i movimenti cristiani, ovvero la difesa dei valori non negoziabili, non mi risulta che esistano partiti che se ne facciano carico tra quelli che possono aspirare alla maggioranza.
Anzi nelle ultime ore sono risuonate notizie curiose, ad esempio Casini su Twitter: “Per noi il matrimonio è quello tra uomo e donna, ma non siamo contrari all’introduzione di alcune tutele giuridiche per coppie omosessuali” (quindi no al matrimonio, che è una tutela giuridica, ma sì alle tutele giuridiche: dov’è la differenza?).
O ad esempio Berlusconi, che durante un’intervista in radio ha lasciato intendere che  sarebbe stato disposto ad aprire alle unioni tra omosessuali, salvo poi rimangiarsi la parola come al solito.
Di Vendola è inutile parlare, perché si sa.
È davvero un peccato che Berlusconi abbia fatto dietrofront, perché in questo modo resterà ancora un margine di incertezza su quello che è il vero modo di ragionare di questi pseudo politici: non proporre un programma che si reputa vantaggioso per il popolo e che si vuole realizzare per il bene comune, ma cercare di adattare i programmi al consenso, in modo da assicurarsi, ancora una volta, una fetta di potere.

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