Perchè opporsi a una legge ingiusta e liberticida
Sapete a quando risale il precedente di direttive emanate dal Governo italiano ai giornalisti di cosa scrivere in presenza di certi temi? Le famigerate veline del Minculpop, che non è una parolaccia ma il Ministero della cultura popolare fascista. Altro precedente che ci porta indietro di settant’anni.
Noi Giuristi della vita, siccome il buon Dio ci ha dato questo compito: essere in prima linea, abbiamo deciso di impugnare al Tar questo decalogo in modo che un tribunale della Repubblica ci dica se questa cosa è una buffonata oppure è sacrosanta e in questo caso avremo la soddisfazione di vedere certificato con una sentenza il fatto che siamo in un regime totalitario. Ma sapete la fatica che abbiamo fatto per trovare un giornalista iscritto all’Ordine che ci mettesse la faccia? Alla fine lo abbiamo poi trovato: Riccardo Cascioli de La Nuova Bussola quotidiana, l’unico giornalista che ha avuto il coraggio. Se non ci fosse stato lui noi l’esposto, come Giuristi per la vita, non potevamo farlo.
Questa storia dell’omofobia nasce il 14 Marzo del 2013, quando il Parlamento europeo approva una risoluzione in cui si dice che tutti i Paesi dell’unione si devono dotare di efficaci norme repressive per combattere l’omofobia. Il 15 Marzo l’onorevole Ivan Scalfarotto presenta il suo disegno di legge. Notate la coincidenza. Da quel momento, siccome si tratta di un fenomeno di emergenza nazionale, è stata data una corsia preferenziale a questo disegno di legge, compresa l’autorizzazione alle sedute notturne. Tenete conto che ci sono migliaia di disegni di legge che giacciono da decine di anni in Parlamento.
Attenzione, questo disegno di legge il 9 Luglio 2013 arriva in Commissione giustizia della Camera, dove con l’accordo Pd-Pdl, tranne alcuni pochi ribelli del Pdl, viene approvato il primo testo base, che diceva tre cose:
1 – all’art. 1 introduceva per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico il concetto di genere; ovvero diceva: “s’intende per identità di genere la percezione che un soggetto ha di appartenere al sesso maschile o femminile, indipendentemente dal proprio sesso biologico”;
3. – una pena accessoria; ovvero, una volta scontata tutta la pena in carcere, una volta usciti si può essere sottoposti alla pena accessoria da sei mesi a un anno che consiste in una attività lavorativa non retribuita presso una associazione per la tutela dei diritti omosessuali. Sapete questo come si chiama in cinese? Jiaoyang, rieducazione attraverso il lavoro, tipico dell’ideologia maoista.
Noi monitoravamo questa storia da Marzo, il 10 di Luglio urlammo a tutto il mondo cosa stava succedendo ma… niente, silenzio di tomba. L’11 decidiamo di lanciare un appello per la raccolta di firme e bloccare questa roba. Tramite La Nuova Bussola quotidiana, la rivista Tempi, Notizie Pro vita e il sito Culturacattolica.it raccogliamo 20-30 mila firme. Passano i giorni e niente; fortunatamente il 15 Luglio l’Huffington Post, quotidiano allora diretto da Lucia Annunziata, si accorge del nostro appello e dice: “la destra conservatrice cattolica si oppone…”; ci bollano come clerico-fascisti però aprono i riflettori e infatti il giorno dopo ho la possibilità di essere intervistato a Roma da Telepace, il giorno dopo ancora Avvenire pubblica la nostra posizione e il giorno dopo ancora Radio vaticana mi fa una lunga intervista.
Se questa legge non si incardinava prima della pausa estiva sarebbe saltato tutto il castello, così arriviamo alla fine di Luglio pronti a festeggiare, convinti di avercela fatta, quando l’ultimo giorno utile, il 5 Agosto, alle 23,45 col favore delle tenebre, la legge viene incardinata. Lì capiamo che è finita, infatti la discussione viene rinviata e in tre giorni la legge viene approvata.
Tuttavia in quei tre giorni è accaduto qualcosa che vi devo dire, altrimenti potrebbe esserci qualcuno che riferirà che quello che ho detto non è vero poiché una norma – il cosiddetto emendamento salva-vescovi – che consente di dire tutte le cose più omofobe del mondo senza essere puniti.
Scelta Civica in quei tre giorni cosa fa? propone il compromesso: se l’affermazione omofoba viene fatta all’interno di associazioni, movimenti, organizzazioni religiose, culturali o politiche non è punibile. Praticamente l’emendamento dice: se io rubo da solo commetto un furto e vado in galera, se tre persone si associano e fanno l’”Associazione ladri” per commettere un furto non sono punibili. Secondo voi quanti secondi dura questa cosa di fronte alla Corte Costituzionale, tenendo conto che nel nostro sistema l’elemento associativo semmai aggrava il reato?
Ma attenti, perché a tagliare la testa al toro sui questo emendamento ci ha pensato lo stesso Scalfarotto, perché quando il 20 Settembre, ovvero il giorno dopo l’approvazione della legge, Arcigay scrive: Scalfarotto, sei matto a introdurre un emendamento che neutralizza la legge?, lui ha risposto: Avete letto bene? Nella legge c’è scritto che le affermazioni sono fatte all’interno e non all’esterno. Che tradotto significa: i cattolici nel chiuso delle loro sagrestie possono dire tutte le cose più omofobe del mondo ma non si azzardino a farlo fuori. Abbiamo l’interpretazione autentica, per iscritto, che dimostra quanto sia foglia di fico questo emendamento.
Concludo dicendo questo: io sto girando l’Italia e la cosa più angosciante di questa esperienza non è tanto quello che dico, che peraltro di giorno in giorno peggiora sempre più, quanto il fatto di trovarmi di fronte all’indifferenza e soprattutto all’ignoranza, che fa ribollire il sangue.
Pensate che quando il 16 Gennaio sono tornato dal convegno di Firenze, dove ci hanno dato dei nazisti, la sera sono stato invitato con mia moglie da amici a cena e parlando ci hanno chiesto cosa eravamo andati a fare a Firenze. Io ho raccontato del convegno e ho parlato di questa legge Scalfarotto e loro: “spiegaci un po’ perchè noi non sappiamo niente…”. Badate: lui fa l’imprenditore e lei insegna a scuola. Dopo un po’ questo amico si stufa e dice:
«Ma tu sei esagerato”, una legge così non sarà mai approvata dal Parlamento italiano»
Una sera a Roma vedo arrivare ad una mia conferenza una signora molto, molto anziana accompagnata da una ragazzina. Siccome si vedeva che aveva più di novant’anni per curiosità mi sono avvicinato, infatti aveva 96 anni ed era lucidissima. Lei mi fa: «Sa, sono venuta qui stasera a fare quello che non ho fatto settant’anni fa. Lo sa? Quando in Italia sono state approvate le leggi razziali noi mica siamo scesi in piazza a protestare. Intanto la stragrande maggioranza non sapeva neppure cosa era successo, allora c’era tanta ignoranza, e quelli che sapevano, come me, dicevano: cosa vuoi che sia, ci sono cose più importanti cui pensare. Qualcun altro pensava che fosse solo una cosa politica, dopo l’accordo con la Germania, e che non sarebbe successo nulla. Anche il mio parroco disse: “figliola, ci sono cose più importanti di queste buffonate della politica”. Sa quando ci siamo accorti cos’erano le leggi razziali in Italia? Nell’Ottobre 1943, quando le SS hanno circondato il Portico di Ottavia e tutto il ghetto e hanno portato via 1000 ebrei, di cui solo 29 sono tornati a casa. La mia migliore amica, che era ebrea non è più tornata. Io per lei non ho fatto niente, non voglio che ricapiti».
E’ così, amici, che si perde la libertà… E’ così.
E questo sta accadendo anche grazie ad una comunicazione che… Altro che Goebbels e io ne sono testimone. L’11 gennaio a piazza Santi Apostoli a Roma, a cento metri da piazza Venezia, nel cuore di Roma, la Manif pour Tous Italia ha organizzato una manifestazione nazionale con pullman da tutta Italia, migliaia di persone e decine di parlamentari tra deputati e senatori tutti di rilevo nazionale; c’erano tre cameramen di tre televisioni e una decina di giornalisti, di cui riconosco uno di Repubblica, uno de il Corriere, di Libero, de Il Messaggero e pure l’inviato dell’Ansa. La manifestazione è durata dalle 3 alle 7 di sera ma il giorno dopo, 12 gennaio 2014, non solo sui media non c’è niente di quella roba lì, ma sapete qual è la notizia che hanno dato quei giornali? : “Un corteo di 300 persone alla Magliana per protestare contro l’omofobia” perché era morto un parrucchiere gay.
La realtà non è quella che leggete sui giornali ma sui giornali leggete solo quello che il potere vuole che si sappia.