Perché Peillon accelera il disastro educativo – Prolife News

Disimparare: tale è diventato l’obbiettivo della scuola della Repubblica, che ha riaperto ieri. Così i programmi di storia e di geografia in terza [diploma medio] e alla maturità verranno ancora ridotti, a scapito della valorizzazione di una memoria collettiva. Vincent Peillon, ambizioso ministro dell’Educazione Nazionale, non vede altre immediate urgenze se non un’ennesima riscrittura dei programmi, un’ennesima riforma dei ritmi scolastici, un’ennesima ideologizzazione dell’insegnamento intorno all’egualitarismo e più in particolare all’indifferenziazione fra maschi e femmine. La pubblica istruzione diventa sempre più uno strumento politico destinato ad addestrare gli spiriti. Ne “La fracture identitaire” (Fayard, 2007), cito questa osservazione di Umberto Eco: “Tutti i testi scolastici nazisti o fascisti si basavano su di un lessico povero e su una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico”. Si procede su questa via da quando la scuola è abbandonata al proprio analfabetismo, alla propria insicurezza, ai propri vuoti di memoria. Quando Peillon parla di “rifondazione”, mira a consolidare una macchina decerebrante, al fine di ottenere l’Uomo nuovo, docile, gregario, rimpiazzabile.

Basta leggere Peillon per convincersene. Nel suo ultimo libro (La Révolution française n’est pas terminée, Seuil), attribuisce alla scuola non il compito d’istruire e trasmettere un sapere, ma “d’essere la matrice che genera in permanenza repubblicani per fare la repubblica”. Spazzando via il compito educativo assegnato alla famiglia, [il ministro] ritiene, al contrario, che: “La scuola deve operare il miracolo della procreazione con il quale il bambino, spogliato da tutti i suoi vincoli pre-repubblicani, si eleverà fino a diventare cittadino, soggetto autonomo. Si tratta quindi di una seconda nascita, una “transustanziazione” che opera nella scuola e per mezzo della scuola, questa nuova Chiesa, con il proprio nuovo clero, la propria nuova liturgia, le proprie nuove tavole della Legge”. Da un tale ideologo ci si può aspettare solo una scuola sottomessa alle priorità di questa nuova “Chiesa” che non produce altro che cloni e divide la società fra una massa gregaria e una minoranza di superstiti della deculturazione. Un docente di Marsiglia, Pierre Jacque, si è appena suicidato, nell’indifferenza dei media, spiegando in una lettera la propria “incomprensione dell’evoluzione della professione”. Gli insegnanti accetteranno ancora per molto di partecipare al disastro educativo in corso?

Traduzione a cura di Giovanni Reginato

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da Le Figaro in lingua francese

di Ivan Rioufol

Fonte: Perché Peillon accelera il disastro educativo – Prolife News.

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