Piu’ consapevolezza ma meno tutele per i cristiani nel mondo | Da Porta Sant’Anna

“La libertà religiosa è indispensabile alla pace”, con queste parole di Benedetto XVI, il Presidente italiano di Aiuto alla Chiesa che Soffre, Mons. Sante Babolin, ha presentato l’ XI Rapporto 2012 sulla Libertà Religiosa nel mondo. Uno studio che prende in esame ben 196 paesi, di cui 131 a maggioranza cristiana e da cui emerge come si sia abbassato il livello di tutela della libertà religiosa, come in paesi come la Cina, ma al tempo stesso sia aumentata la consapevolezza nell’opinione pubblica internazionale, grazie ai mezzi di comunicazione di massa. Un quadro che rispetto a due anni è cambiato anche a causa della cosiddetta primavera araba, che abbattendo regimi totalitaristi al tempo stesso ha fatto emergere richieste di cambiamenti legislativi a favore della religione islamica. “In nord Africa i cristiani sono ammessi ma solo se stranieri” – afferma l’Islamologo Padre Samir Khalil Samir S.J., professore al Pontificio Istituto Orientale – “Sono state mascherate le leggi amministrative, perché in realtà contro la libertà, anche in paesi laicizzati come la Tunisia. Sono convinto che in Africa del nord non cambierà molto, il problema serio è nella penisola arabica dove ci sono più di 2milioni di cristiani, che non possono manifestare la loro religione in nessun modo”. Un quadro dettato da cambiamenti politici ed economici in cui occidente ed oriente si fronteggiano. Una situazione appesantita anche in Africa, come racconta la responsabile internazionale di ACS per il continente nero, Christine du Coudray Wiehe. “In realtà è una realtà complessa e sfaccettata quella dell’islam in Africa, anche perché l’unità politica non è assodata.

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