Polonia, le chiese d’Europa e la sfida dei nuovi movimenti

A Varsavia da lunedì 4 febbraio un incontro congiunto di riflessione sui cambiamenti in corso nell’esperienza religiosa

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA

Quale fede e religiosità in un’Europa che cambia? Per la Chiesa cattolica si tratta di un anno di riflessione privilegiato dal momento che Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, ma in Europa convivono diverse chiese cristiane e i problemi legati alla secolarizzazione le accomunano un po’ tutte. In particolare di fronte all’affacciarsi di nuove esperienze di tipo religioso che non mancano di attrattiva per la loro forte valenza carismatica, ma con le quali occorre fare i conti e porsi in atteggiamento di dialogo e collaborazione.
Così l’incontro del Comitato congiunto della Conferenza delle Chiese Europee (CEC/KEK) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) che si apre a Varsavia lunedì 4 febbraio, presso la sede della Caritas polacca, si annuncia come un’occasione per analisi condivise e individuazione di cammini ecumenici fra le chiese che nella storia hanno cercato di parlare di Dio agli uomini e quanti si sono affacciati solo di recente sulla scena europea.
L’appuntamento in Polonia è una risposta all’invito dell’arcivescovo di Przemyśl, Józef Michalik, presidente della Conferenza episcopale polacca e vice-presidente del CCEE. Il Comitato, istituito nel 1972, per mantenere un dialogo costante fra la KEK (che riunisce oltre 120 chiese protestanti e ortodosse più una quarantina di associazioni) ed il CCEE (in rappresentanza delle 33 conferenze episcopali d’Europa), si riunisce di norma una volta l’anno, e vede presenti, oltre ai 2 presidenti e i rispettivi segretari generali, quattro membri della KEK e quattro membri nominati dal CCEE.

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