«Primavera araba, ecco il compito dell’Europa»

Il gesuita Samir Khalil, in Italia per presentare un nuovo libro sugli eventi del 2011 e sulla situazione dei cristiani nei Paesi del Medio Oriente

di Andrea Tornielli

Nella prefazione, il direttore di Terrasanta, Giuseppe Caffulli, lo definisce un «piccolo antidoto contro l’oblio». È fresco di stampa «2011. L’anno che ha sconvolto il Medio Oriente» (edizioni Terrasanta), il libro di Manuela Borraccino dedicato alla Primavera araba e ai cristiani nel difficile contesto di quei Paesi. Il volume viene presentato questa settimana in varie città italiane* dall’autrice insieme a padre Samir Khalin Samir, gesuita libanese, uno dei più profondi conoscitori della realtà dei cristiani in Medio Oriente. Vatican Insider lo ha intervistato.

Un anno dopo, che cosa rimane della Primavera araba?

«Guardando a ciò che è accaduto possiamo dire che si è affermata la convinzione che si può cambiare dall’interno, si può cambiare anche un regime che dura tanti decenni, com’è avvenuto nel caso della Tunisia o dell’Egitto. Il popolo si è come risvegliato e per la prima volta nella storia abbiamo un movimento di massa che non è la manifestazione di protesta che dura un giorno, ma più lunga e più ampia. Questi ci fa vedere come esista una volontà popolare in questa direzione, e quanto accaduto influisce anche nei paesi dove la popolazione non si è mobilitata, come il Marocco, l’Algeria o l’Arabia Saudita, Paesi costretti a fare piccole riforme per paura che la Primavera araba coinvolgesse anche loro».

Qual è il dato positivo che emerge da questo processo?

«C’è una presa di coscienza da parte della gente che non vuole un sistema islamista radicale: la reazione popolare in Paesi come Tunisia, Egitto e Libia non era inizialmente contraria all’islam, ma adesso qualcosa comincia a cambiare. La stessa università di Al-Azhar, in Egitto, ha pubblicato due documenti (nel giugno 2011 e nel gennaio 2012) per dire che la via giusta è quella di mezzo, quella pacifica, di un islam che non è secolarizzato ma nemmeno estremista. Dopo il tentativo avvenuto nel dicembre 2011 in Tunisia, di occupare l’università La Manuba imponendo norme dell’islam radicale, i fondamentalisti hanno dovuto cedere il passo. In Egitto si constatano reazioni dello stesso tipo verso i salafiti e anche nei giorni scorsi il popolo ha sostenuto l’esercito contro di loro».

E qual è, invece, l’aspetto negativo?

«Il fatto che predomina ancora in tutto il mondo arabo islamico la tendenza fondamentalista, a causa dell’analfabetismo, dell’ignoranza, dell’assenza di vera democrazia. Cio’ a cui aspira il popolo è una religione moderata, scelta liberamente e non imposta. I giovani del Cairo dicevano: “Siamo tutti credenti, musulmani e cristiani, ma lasciate praticare la religione come l’intendiamo”».

Cliccare sul link per leggere il resto dell’articolo →«Primavera araba, ecco il compito dell’Europa» – Vatican Insider.

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