di Chiara Zappa
In carcere per avere in più occasioni manifestato a favore della democrazia, in un Paese che dal febbraio 2011è scosso da proteste popolari che rivendicano riforme e la fine delle discriminazioni degli sciiti
Sta rischiando la vita la giovane attivista del Bahrain Zainab Al-Khawaja, dal 17 marzo in sciopero della fame in carcere e che da due giorni, in seguito all’ennesimo divieto di incontrare i famigliari, ha iniziato anche a rifiutare di bere. L’allarme arriva dal Bahrain Center for Human Rights, che spiega come anche il padre della ragazza, il noto dissidente Abdulhadi Al-Khawaja, abbia cominciato lo sciopero della sete.
Secondo il gruppo per i diritti umani, i dottori hanno affermato che Zainab è “a costante rischio di insufficienza multiorgano, arresto cardiaco o coma”. Padre e figlia sono detenuti per avere in più occasioni manifestato a favore della democrazia, in un Paese che già dal febbraio del 2011 – sull’onda delle rivolte arabe – è scosso da periodiche proteste popolari che rivendicano riforme e la fine delle discriminazioni per gli oppositori e i cittadini sciiti. Il Bahrain, considerato un “baluardo filo-occidentale” nella incandescente regione del Golfo Persico, è infatti governato dalla dinastia degli Al Khalifa, rappresentante della minoranza musulmana sunnita, accusata di discriminare la popolazione maggioritaria, appartenente appunto alla confessione sciita.
Ma la mobilitazione in atto in Bahrain – continuano a sostenere i dissidenti – non ha una base settaria bensì di cittadinanza: non a caso «ci sono alcuni sciiti seduti nelle fila del governo, perché appoggiano la monarchia, e sunniti chiusi in carcere, perché hanno protestato», come ha più volte ribadito l’altra figlia di Abdulhadi Al-Khawaja, la 26enne Maryam, a sua volta attivista e per questo costretta all’esilio in Danimarca.
Nelle ultime settimane, tra il governo e i partiti dell’opposizione si è finalmente aperto un dialogo, in cui gli osservatori ripongono qualche speranza. Intanto, però, le carceri restano piene di dissidenti e oggi il gruppo per i diritti umani Freedom House si è detto “profondamente preoccupato” per Zainab al-Khawaja e per suo padre, che sta scontando una condanna all’ergastolo.
La contradditoria situazione del Bahrain, tra violazioni e prospettive di cambiamento, è raccontata in un articolo in uscita sul numero di aprile di “Mondo e Missione”, in cui Chiara Zappa delinea anche la condizione dei cristiani – circa il 9% degli abitanti dell’arcipelago – a cui il governo ha da poco donato un terreno nella capitale Manama, su cui verrà presto edificata la nuova Cattedrale, che costituirà la seconda chiesa cattolica del Paese.
Fonte: Primavera negata Bahrein, padre e figlia in sciopero della sete – MissiOnLine.org.