Primo Mazzolari: perché “cattolico e destra non sono più sinonimo”?

venerdì 1 marzo 2013 – Paolo Gheda

Lo scorso 15 febbraio, a soli quattro giorni dallo storico annuncio con il quale Papa Benedetto XVI ha dichiarato di rinunciare al ministero petrino, i vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda guidata dal Card. Angelo Scola – subito dopo aver salutato il pontefice “uscente” nell’ultima visita ad limina apostolorum – hanno compiuto un gesto particolarmente significativo, approvando l’avvio dell’iter canonico per l’introduzione della causa di beatificazione di sei nuove figure della Chiesa lombarda. Tra costoro vi è anche don Primo Mazzolari, sacerdote cremonese noto soprattutto per la sua attività antifascista nelle forze partigiane e, in seguito, per quella di autore cattolico.

Di Mazzolari molto si è detto e scritto circa la sua testimonianza civile, avendolo una parte della cultura cattolica assurto quasi a emblema di quella parte del clero nazionale che – anche con una certa autonomia dalle gerarchie – tra il ’43 e il ’45 affiancò durante la guerra civile nel Nord d’Italia tutti coloro che si vollero opporre alla presenza nazifascista, e alla fine vi prevalsero. Fu indubbiamente egli un antifascista “della prima ora”, o forse per meglio dire un prete dallo spirito democratico avverso a ogni forma di totalitarismo (e che peraltro si era schierato con gli interventisti nel 1915 per debellare definitivamente il militarismo tedesco); un sacerdote che, ancora agli albori del regime, nel 1925 si era rifiutato di recitare il solenne Te Deum per lo scampato attentato al Duce, e che nel 1929 fu tra i pochi nel clero italiano a non rispondere all’appello dell’episcopato e dell’Azione Cattolica a partecipare alle elezioni politiche seguenti i Patti Lateranensi, temendo che tale gesto avrebbe costituito una sorta di legittimazione del regime: probabile esito di queste reiterate attestazioni di non-allineamento,  furono le tre pallottole che fortunosamente lo lasciarono illeso, ricevute nella notte del 1° agosto 1931 dalla finestra della sua abitazione a Cicognara, dove da ormai un decennio  serviva come parroco.

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