Putin ed il Vaticano.

La recente visita in Vaticano di Putin, il sovrano della Russia, ha aperto interrogativi nelle fila della società italiana.

Dopo le coraggiose espressioni di Papa Francesco “ l’attenzione per i poveri è nel Santo Vangelo, non è una invenzione del comunismo o del pauperismo “ sono da considerare coraggiose esplicite le parole di Papa Francesco e riuniscono quanto è nella Chiesa Universale e nel Magistero della Chiesa Cattolica sulla povertà, sulla salvaguardia del creato, sulla giustizia sociale, sull’intero percorso della Fede Cattolica, che non è l’espressione, adesione, pensiero politico .

Nelle parole che Papa Francesco affronta per questo delicato problema non è nella invenzione fatalista, ma nell’attenzione che è nelle origini del Vangelo, nella tradizione della Chiesa, nelle enunciazioni dei primi Padri della Chiesa nel II e III secolo, che non si possono definire di tipo marxiste e non bisogna nei tempi “ideologizzarla” nella “scelta preferenziale per i poveri”.

Quando la Chiesa si pronuncia apertamente nell’invito a vincere la globalizzazione dell’indifferenza, resta molto lontana da qualsiasi interesse o motivazione politica od ideologica, ma mossa unicamente dalle parole di Gesù che ogniuno “ ci si prenda cura l’uno dell’altro”.

Nella globalizzazione essa “ ha aiutato molte persone a sollevarsi dalla povertà”, però ad “ una crescita della ricchezza mondiale”, condannando “ tante persone a morire di fame” creando le nuove povertà in un sistema economico e sociale che pone al centro il denaro “ sterco del diavolo” come lo ha definito Papa Francesco, trasformandolo in idolo “ provocando profondi squilibri”, nello scarto di ciò che non serve come i bambini nella cultura dell’aborto, i giovani che non vedono un sereno futuro,  negli anziani che vengono abbandonati una eutanasia mascherata………

Insomma Papa Francesco vuole con poche parole risolvere le povertà per guarire il mondo e “ di costruire una società ed una economia dove siano al centro l’uomo ed il suo bene e non il denaro” e dove “ l’etica nell’economia e nella politica” siano inseriti “ programmi, meccanismi e processi orientati ad una migliore distribuzione delle risorse, alla creazione del lavoro, alla promozione integrale di chi è escluso”.

In questi insegnamenti occorrono “ uomini e donne con le braccia alzate verso Dio per pregarlo”, che si impegnino nei livelli sociali, politici, istituzionali “ mettendo al centro il bene comune “ perché i mercati e la speculazione non possono godere di una autonomia assoluta” .

“Non possiamo più aspettare – mette in guardia il Pontefice – per risolvere le cause strutturali della povertà, per guarire le nostre società da una malattia che può portare solo a nuove crisi”.

E’ una panoramica di pensiero che desta una attenzione non comune.

Infine, Papa Francesco ricorda che il Vangelo “non condanna i ricchi, ma l’idolatria della ricchezza che rende insensibili al grido del povero”.

E quindi mette in guardia dal pauperismo, definendolo “una caricatura del Vangelo e della stessa povertà”, al contrario, “il legame profondo tra la povertà ed il cammino evangelico”, insegnatoci da San Francesco d’Assisi, è il vero “protocollo” sulla base del quale l’uomo sarà giudicato: esso significa “avere cura del prossimo, di chi è povero, di chi soffre nel corpo e nello spirito, di chi è nel bisogno”.

E questo non è pauperismo, conclude il Papa, ma Vangelo.

E con le giuste parole del Santo Giovanni Paolo II° :” Andiamo avanti con speranza”.

Previte

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