Quando il profano strumentalizza il Sacro

di Valentina “Vittoria” Arduini

Che l’arte abbia la capacità di far parlare di sé non è cosa rara, anzi. Nel corso dei secoli notiamo un susseguirsi di artisti che suscitarono scalpore portando innovazioni all’interno delle loro opere: Caravaggio, per esempio, fu criticato per eccesso di concretezza e mancanza di decoro nel rappresentare devoti con i piedi sporchi, al cospetto della Vergine o raffigurando ne “la morte della Vergine” Maria col ventre gonfio; Monet, non da meno, sentì definire la sua opera “Impression soleil levant” un qualcosa che faceva impressione; insomma, il genio artistico vive della critica, solitamente negativa, degli intellettuali e committenti ad egli contemporanei che, involontariamente, danno così avvio alla fama dell’artista e alla diffusione della sua arte. Ma questa fama e notorietà è giustificata in tutti i casi?

Ebbene, eccomi di nuovo qua a parlare con voi di arte contemporanea, presentandovi un artista che ama far parlare di sé. Maurizio Cattelan, padovano della classe ’60, risulta essere uno degli artisti più importanti e pagati (l’opera “la nona ora” fu battuta da Christiès nel 2001 per la cifra record di 886.000 dollari) non solo del panorama italiano, ma di quello mondiale. Provocatore nato, il nostro artista realizza sculture dai più disparati soggetti, da quelli profani a quelli sacri, sempre che di sacralità si possa parlare: cavalli appesi al soffitto, bambini impiccati, una donna crocifissa di schiena, una mano con dita logorate, il cui unico superstite è quello medio, tre braccia tese a saluto romano che sbucano dal muro e che portano il titolo “Ave Maria”, un bambino che suona il tamburo, Hitler inginocchiato in preghiera e con gli occhi lucidi, papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite. Non risulta difficile, a seguito di questo breve elenco, capire come la critica e il giudizio del pubblico sia discordante; da chi lo profetizza come “il Leonardo dell’arte contemporanea” (vd. Francesco Bonami, Lo potevo fare anch’io) a chi compie atti violenti nei confronti delle sue sculture, spinto dall’indignazione di quanto vede.

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