di Valentina “Vittoria” Arduini
Ebbene, eccomi di nuovo qua a parlare con voi di arte contemporanea, presentandovi un artista che ama far parlare di sé. Maurizio Cattelan, padovano della classe ’60, risulta essere uno degli artisti più importanti e pagati (l’opera “la nona ora” fu battuta da Christiès nel 2001 per la cifra record di 886.000 dollari) non solo del panorama italiano, ma di quello mondiale. Provocatore nato, il nostro artista realizza sculture dai più disparati soggetti, da quelli profani a quelli sacri, sempre che di sacralità si possa parlare: cavalli appesi al soffitto, bambini impiccati, una donna crocifissa di schiena, una mano con dita logorate, il cui unico superstite è quello medio, tre braccia tese a saluto romano che sbucano dal muro e che portano il titolo “Ave Maria”, un bambino che suona il tamburo, Hitler inginocchiato in preghiera e con gli occhi lucidi, papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite. Non risulta difficile, a seguito di questo breve elenco, capire come la critica e il giudizio del pubblico sia discordante; da chi lo profetizza come “il Leonardo dell’arte contemporanea” (vd. Francesco Bonami, Lo potevo fare anch’io) a chi compie atti violenti nei confronti delle sue sculture, spinto dall’indignazione di quanto vede.
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