Quando la “carità cattolica” tradisce la Chiesa

di Massimo Introvigne 19-01-2013

on il motu proprio dell’11 novembre 2012 «Intima Ecclesiae natura» sul servizio della carità, come La Nuova Bussola Quotidiana aveva segnalato, Benedetto XVI aveva chiesto un vero e proprio giro di vite nei confronti delle organizzazioni caritative che si dicono cattoliche ma che, con le parole o con i fatti, contribuiscono alle violazioni dei principi non negoziabili in tema di vita e famiglia.
Dal motu proprio si dovrebbe ora passare alla fase operativa, con la Plenaria del Pontificio Consiglio «Cor Unum» – che coordina gli interventi caritativi della Chiesa in tutto il mondo – in corso in Vaticano.

Che si voglia fare sul serio emerge dall’intervento di apertura del cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio, ripreso anche da «L’Osservatore Romano» del 18 gennaio. Un intervento, invero, durissimo.
C’è, afferma il cardinale, un’«etica laicista», «pensata da certi organismi internazionali», che è stata imposta «con la violenza a culture e a popoli del mondo intero attraverso meccanismi politici, giuridici e culturali complessi», diffondendo «una visione negativa e distruttiva dell’uomo e della donna».

Il metodo – già denunciato da Benedetto XVI nel corso dei suoi viaggi in Africa – consiste nel ricattare i Paesi poveri, cui si dice che riceveranno aiuti economici dai grandi organismi internazionali solo se si apriranno alla diffusione indiscriminata della contraccezione, all’aborto e al riconoscimento delle unioni omosessuali.
Si vuole imporre con il ricatto degli aiuti, ha detto il porporato, un modello ideologico, «quello legato alla mentalità contraccettiva occidentale e al disprezzo dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio, che trovano oggi spazio in forme normative mondiali tipo quelle che si ritrovano nell’ideologia del gender di cui tanto si parla».

Non bisogna stancarsi di denunciare come una forma di violenza l’imposizione ai Paesi poveri «di norme politiche e culturali che trasmettono ideologie e un laicismo aggressivi, intolleranti e distruttivi di culture e soprattutto della fede», e che attentano «culturalmente, politicamente e giuridicamente all’identità costitutiva dell’uomo e della donna come persone, alla loro identità sponsale e alla loro meravigliosa complementarietà nell’amore».
A questo autentico complotto di tante organizzazioni internazionali sarebbe possibile resistere se, almeno, le organizzazioni cattoliche fossero unite nel denunciarlo, e si astenessero da ogni inaccettabile collaborazione.

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