Quando la fede stupisce i Gentili | Cultura | www.avvenire.it

Mikael Blomkvist, il giornalista detective protagonista della trilogia “Millennium”, non è un tipo da restare senza parola. Eppure, quando la figlia adolescente gli confida di frequentare una congregazione religiosa, l’antieroe immaginato dallo scrittore Stieg Larsson preferisce evitare ogni commento. Per almeno due buone ragioni. La prima è che di religione in Svezia si parla poco volentieri, in pubblico come in famiglia. La seconda è che si sa come sono fatti i ragazzi, oggi si mettono in testa un’idea e domani se la sono già dimenticata. Sembra un episodio da romanzo, ma a Linnea Jacobsson, vice-presidente dei Giovani cristiani di sinistra, è successo proprio così.

Lo racconta con naturalezza durante l’incontro conclusivo della tappa che il Cortile dei Gentili ha deciso di fare qui in Svezia, frontiera avanzata di una secolarizzazione che, tagliati dietro di sé tutti i ponti, minaccia di trasformarsi in pensiero unico. «A casa l’argomento della fede non era mai stato sfiorato – ricorda Linnea –, fui io che, a quattordici anni, decisi di prendere la prima Comunione. Felicissima di essermi convertita, anche se ancora oggi mi capita di trovarmi in imbarazzo. Molti, non appena scoprono che sono credente, si stupiscono: sembreresti un tipo sveglio, aggiungono…». Siamo al Fryshuset, il più grande centro giovanile di tutta Europa, sorto nel 1984 in un quartiere meridionale di Stoccolma su iniziativa di Anders Carlberg, altro bell’esempio di cristiano senza complessi, uno che se la prende al punto giusto se durante il dibattito (moderato con misura da Ulla Gudmunsson, ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede e artefice di questo impegnativo viaggio verso Nord) salta fuori un paragone tra la fede in Dio e la leggenda dell’unicorno. Carlberg scuote la testa, sorride amaro, poi va al sodo: «In questa stessa sala – dice – ho partecipato a un incontro con tremila tossicodipendenti e non ho mai sperimentato tanto amore, tanta compassione in vita mia. È questa forza, umana e divina insieme, che mi induce a credere». All’avanguardia nel campo delle politiche sociali (fra i progetti più importanti ce n’è uno che aiuta i ragazzi a uscire dai gruppi neonazisti), il Fryshuset non è un posto in cui la religione sia trascurata. Al suo interno non solo si trova una chiesa, ma opera anche un imam di origine giordana, segno evidente della presenza sempre più accentuata dell’elemento islamico in terra svedese.

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