Quei cattolici tedeschi oramai all’angolo

di Vito Punzi

Il padre domenicano Wolfgang Ockenfels, nato nel 1947, oltre perché docente di Dottrina sociale ed etica cattolica alla Facoltà Teologica di Treviri, è noto in Germania per i suoi frequenti interventi pubblici su temi sociali e politici. È anche direttore della rivista Die neue Odnung.

Come valuta il nuovo presidente della Repubblica tedesca, il luterano Joachim Gauck?
Joachim Gauck è un uomo integrale. Il suo elevato prestigio è certo dovuto al fatto che non è un politico di professione e piuttosto è da considerarsi estraneo e al di sopra dei partiti. In passato si è posto al cospetto della storia della dittatura socialista della DDR in maniera piuttosto critica. Per il futuro spero che si porrà altrettanto criticamente nei confronti della „dittatura del relativismo“.  Così come spero che nel momento in cui dovrà affrontare in pubblici dibattiti il tema dei valori della tradizione cristiana trovi il coraggio di ribellarsi alla dittatura del „politcal correctness“. La confessione luterana in questo non gioca più alcun ruolo particolare. In ogni caso sarebbe bene che Gauck evitasse di intervenire su temi di dottrina di fede e di morale cattoliche, come hanno tentato di fare alcuni dei suoi predecessori. In Germania non abbiamo bisogno di un nuovo imperatore Guglielmo, di uno cioè che intenda se stesso come summus episcopus.

Le due massime cariche dello stato tedesco sono di fede protestante. È lecito parlare oggi di una mancanza d’incidenza politica dei cattolici in Germania? Se così è, quali sono secondo Lei i motivi?
La perdita di significato e d’incidenza politica del cattolicesimo in Germania è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto in relazione a questioni di bioetica l’influsso della chiesa cattolica è venuto rapidamente meno dalla fine del governo guidato da Helmut Kohl. La motivazioni sono varie. C’è da dire anzitutto che con la Merkel cancelliera il ruolo politico della chiesa cattolica s’è notevolmente atrofizzato. E sulle questioni “calde” la maggior parte dei vescovi, ammesso che riesca a trovare spazio nei media, sceglie un atteggiamento morbido e diplomatico. D’altro canto bisogna ricordare che il cattolicesimo sociale e politico, rappresentato fino ad oggi dalle associazioni laicali, ha fortemente ridotto le proprie caratteristiche di movimento. La contrazione di queste realtà si ripercuote negativamente sulla trasmissione pratica della dottrina morale e sociale della chiesa cattolica.

Alcuni giorni fa il cattolico Heiner Geissler, vecchia colonna della CDU, ha detto: “Constato che nel confronto globale finalizzato alla costituzione di un nuovo ordine sociale ed economico in grado di sostituire il capitalismo la chiesa cattolica e la sua teologia ufficiale non giocano alcun ruolo”. Lei condivide questo giudizio?
Questa riflessione di Geissler può essere considerata parzialmente vera se davanti agli occhi si ha davanti solo la chiesa cattolica. Tuttavia anche in Germania vi sono alcuni vescovi che hanno posizioni molto critiche rispetto al capitalismo globale: penso soprattutto al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera. Geissler ha ragione se intende dire che la maggioranza dei professori universitari cattolici che si occupano di etica sociale, quando si trovano a dover elaborare una nuova idea di ordine sociale ed economico mondiale, non tengono ormai in alcuna considerazione la dottrina sociale della chiesa. Purtroppo non ci rendiamo conto ancora oggi di quanto sia universalmente significativa l’enciclica sociale Caritas in veritate di papa Benedetto XVI. È stato questo papa “tedesco” ad agganciarsi all’idea di una “economia sociale di mercato”, così com’essa è stata abbozzata in Germania, e a trasferirla al livello dell’economia mondiale.

Ritiene, come molti in Germania, che lo scandalo della pedofilia sia da considerarsi tra le cause principali della minore autorità di cui gode la chiesa cattolica oggi?
In effetti questi scandali, ben inscenati a livello mediatico, hanno ridotto di molto la credibilità pubblica della chiesa. I tanti casi di abuso, seppur avvenuti in ampi archi temporali, se misurati secondo i criteri morali della chiesa sono sempre qualcosa di penoso e di scandaloso. Non va dimenticato che l’antica pedofilia greco-romana venne messa al bando dalla chiesa. Il “fenomeno Lolita” ancor oggi viene manipolato dal punto di vista letterario. Per questo motivo e proprio oggigiorno ci si dovrebbe attendere dalla chiesa che essa critichi duramente tutti i casi d’abuso su bambini che avvengono nel nostro tempo, in particolare in contesti familiari e negli ambienti educativi controllati dallo stato.

Quale significato ha avuto a Suo parere la visita di papa Benedetto XVI in Germania nello scorso settembre? Penso in particolare al discorso tenuto davanti al Bundestag: ritiene che sia stato preso sul serio?
Il tema di quel significativo discorso era il problema del diritto naturale, dunque la distinzione tra legalità positivistica e legittimità prepositivistica. C’era in ballo dunque l’antica questione: fino a che punto sono giuste le leggi dello stato? Si tratta di una questione filosofica classica che non risuona in primo luogo in Cicerone. Esistono oggi, purtroppo, pochi politici in grado di discutere pubblicamente di un tema così decisivo. Per la maggior parte di loro si tratta di una questione di coscienza personale, dunque di una decisione da prendere secondo coscienza. Ma quali sarebbero i criteri oggettivi che dovrebbero aiutare questa scelta? Su questo si dovrà aprire una nuova discussione cui dovranno prendere parte tutti gli ambiti della società.

Quale futuro vede per i cattolici nella società e nella politica tedesca? Pensa che il cosiddetto “Berliner Kreis”, il gruppo di conservatori all’interno della CDU che fa capo a Jörg Schönbohm abbia una qualche prospettiva?
Nella società e nella politica i cattolici tedeschi avranno un futuro solo laddove  si presenteranno uniti. A questo si dovrà aggiungere una chiara dichiarazione di appartenenza alla chiesa romano-cattolica, di cui essi stessi sono parte. Se non sarà così si disgregheranno così come fanno i protestanti, tra i quali ognuno ha un proprio papa. A proposito del “Berliner Kreis” bisogna ricordare che non vi aderiscono solo cattolici, e tuttavia potrebbe essere un buon esempio di democrazia fondata su valori cristiani che non sia attaccata solo al pragmatismo della Merkel e piuttosto difenda i valori classici e cristiani, corrispondendo così ad un ordinamento davvero europeo.

Fonte: La Bussola Quotidiana.

TAGS: Christianophobia, Christophobia, cristianofobia, Cristofobia, Chiesa, fede, discriminazioni, persecuzioni, cristiani, Germania, Europa, Cattolici, cattolici

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa e contrassegnata con , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.