Quei primi dieci anni di Oasis – Vatican Insider

La fondazione nasceva a Venezia: il prossimo comitato di lunedì segnerà un nuovo passo di un cammino articolato sempre “sul crinale” tra mondi diversi.

Maria Laura Conte*

Venezia 2004-Milano 2013: la strada di Oasis dal primo comitato scientifico internazionale che si tenne in un caldo giugno nella città d’acqua ad oggi è stata densa di incontri. E altrettanto promette di essere il prossimo comitato, che si tiene lunedì 17 e martedì 18 giugno all’Università degli Studi di Milano, che segnerà un nuovo passo di questo cammino articolato sempre “sul crinale”.

Proprio questa espressione entra nel titolo dell’edizione di quest’anno: “Sul crinale. Cristiani e musulmani tra secolarismo e ideologia”, attorno alla quale si confronteranno persone di estrazione diversa, cardinali, vescovi, professori universitari, ricercatori, intellettuali, editorialisti, testimoni diretti provenienti da Occidente e da Oriente, in particolare da Paesi a maggioranza musulmana, sia cristiani che musulmani, chiamati di nuovo a un lavoro comune.

Perché questo tema? Le circostanze storiche, il desiderio di interlocuzione con la realtà e la curiosità della ricerca hanno condotto fin qui.  Dopo i primi convegni su diritti e democrazie, su una categoria inedita come “meticciato di civiltà e culture”, su libertà di coscienza e libertà religiosa, sull’educazione tra fede e cultura, Oasis si è trovata di fronte alle rivolte arabe, sconvolgenti per il Nordafrica, ma di grande provocazione anche per l’Occidente. Così negli anni scorsi si sono accostati e studiati i protagonisti politici, i partiti e i soggetti economici che vanno svolgendo un ruolo centrale in questi Paesi. In questo percorso si innesta il tema 2013: gli interventi dei relatori e il dibattito a più voci che seguirà saranno volti a comprendere cosa si intende per secolarizzazione e secolarismo. La dimenticanza di Dio è un esito obbligato della modernità? Produce gli stessi effetti in contesti cristiani e musulmani? Il fondamentalismo può essere una forma paradossale di religione secolarizzata e quindi un’ideologia? Come uomini e donne di fede possono evitare queste due derive?

Tra le persone che poteranno un contributo approfondito vi saranno, con il card. Scola e il card. Onaiyekan, Sayyed Jawad Mohammed, Remi Brague, Oliver Roy, Jonathan VanAntwerpen, Sami Agawi, Hakan Yavuz, Hassan Rachik, Ramin Jahanbegloo Francesco Botturi, Mauro Magatti, Matteo Legrenzi e molti altri ancora (qui il programma completo ).

Ma i dieci anni del comitato di Oasis saranno anche in certo modo l’occasione per ritornare al perché Oasis è stata fondata e quindi per attingere all’origine nuovo vigore per il senso del lavoro.

Tutto ebbe inizio attorno a una mensa negli anni Novanta, presso la Nunziatura apostolica a Damasco, alla quale sedevano i Vescovi dei vari riti cattolici presenti nel Paese e l’allora rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Angelo Scola. Durante quella cena, come ha avuto modo di raccontare lui stesso, Mons. Scola si sentì incalzato da una richiesta di aiuto. Un aiuto culturale. «Tra le cose che mi rimasero più impresse  – spiegò il card. Scola – fu l’osservazione di un confratello vescovo in merito alla necessità di disporre di adeguati strumenti culturali per alimentare i cristiani laici nel mondo arabo. (…) Da quel momento, l’osservazione di quel pastore mi è rimasta dentro come un pungolo».

Quel pungolo generò un’intuizione da cui presero forma anni dopo, la rivista Oasis e il Centro di ricerche omonimo, e poi la newsletter, le collane di libri, il sito internet… Divenuto patriarca di Venezia, il card. Scola trovò nella città da sempre ponte tra Oriente e Occidente il luogo ideale per avviare Oasis. Dopo i primi due anni a Venezia, il comitato si riunì nel 2006 al Cairo, a Sakakini, e mise a tema la relazione tra diritti e democrazie che condusse l’anno seguente, nel 2007 di nuovo a Venezia, a trattare di “meticciato di civiltà e culture”.

Ad Amman nel 2008 si lavorò su “Libertà religiosa: un bene per ogni società” e di nuovo a Venezia nel 2009 sulla tradizione nell’ottica dell’inevitabile interpretazione culturale di ogni fede. Nel 2010, nella nuova sosta in Medio Oriente, a Fatka in Libano, Oasis si è paragonata con l’urgenza educativa tra fede e cultura a partire da esperienze cristiane e musulmane. E nel 2011, l’anno delle rivolte arabe, ha fatto i conti con l’ “imprevisto nordafricano”, tra laicità, pluralismo e minoranze religiose. Per entrare ancor più nella transizione del Nord-africa si scelse Tunisi come sede nel giugno 2012, a ridosso di un coprifuoco che all’improvviso il governo impose per contenere l’azione violenta di alcuni gruppi salafiti. E Tunisi fu particolarmente accogliente con Oasis, al punto che i lavori furono interrotti dalla visita inaspettata del presidente Marzouki.

E quella di Milano, con un comitato che per la prima volta sarà aperto alla città nella prima giornata, si preannuncia  come una sosta particolarmente feconda proprio per il profilo di questa città, che ha in sé tutte le potenzialità di una capitale europea, come anche le fatiche, le domande e i conflitti propri di un città plurale, che tanto interpellano fin dall’inizio il lavoro di Oasis.

 

 

* Direttrice editoriale e della comunicazione, Fondazione Internazionale Oasis

Fonte: Quei primi dieci anni di Oasis – Vatican Insider.

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