Regno Unito: progetto di legge di Falconer spinge il Paese all’opposizione | Fondazione Terrae Novae

Sebbene il progetto di legge sul suicidio assistito di Falconer sia passato alla discussione in commissione, è diventata evidente l’immensa moltitudine di ragioni per le quali opporsi all’introduzione della morte assistita nella legislazione britannica, in particolare durante il dibattito di ieri, durato dieci ore, nella Camera dei lord di ieri.

Questo ultimo tentativo di legalizzare il suicidio assistito, fomentato da un gruppo non eletto lontano dai desideri del governo, ha portato alla formazione di un’inverosimile coalizione di resistenza proveniente dall’intera scena politica. Il Guardian ha messo in guardia dal “rimodellamento del panorama morale, che non è un’alternativa all’amore per la vita e l’esistenza”. Secondo il Telegraph, “più si discute sulla morte assistita, più i suoi rischi diventano evidenti”.

I rischi sembrano essere diventati molto più evidenti nelle ultime settimane, anche grazie alla testimonianza del professor Theo Boer, inizialmente sostenitore della legalizzazione dell’eutanasia nei Paesi Bassi, che ha poi cambiato posizione. Soffermandosi sull’aumento del 15% in un anno delle morti assistite dal 2008, il professor Boer ha affermato che l’eutanasia “stava diventando un metodo predefinito di morte per i malati di cancro”. Inoltre, nonostante tutte le leggi sull’eutanasia inizialmente sembravano dover essere limitate e restrittive, si è sviluppata rapidamente una tendenza all’incrementalismo, tanto che in Olanda una donna diventata cieca è morta attraverso eutanasia e in Belgio i bambini disabili non vengono considerati degni di vivere.

Questa evidente strategia dei sostenitori dell’eutanasia di legalizzare totalmente la pratica attraverso passi sequenziali è stata ribadita da lord Alton di Liverpool, il quale ha ricordato che nel 2011 Falconer non era arrivato a sostenere la morte assistita per disabili non malati terminali “a quel punto”; Alton aveva quindi posto la domanda: “A quale punto sarà giusto offrire la possibilità di porre fine alla vita di persone con disabilità? Tra quanto tempo questo metodo diventerà scontato?”.

Questa non è stata l’unica discrepanza nelle motivazioni di Falconer e dei sostenitori del suicidio assistito. Prima del dibattito, il tragico caso di Tony Nicklinson, che soffriva di sindrome locked-in (o sindrome del chiavistello) e voleva morire, è stata sfruttata per sostenere il suicidio assistito in Parlamento. Tuttavia, secondo il progetto di legge di Falconer, Tony Nicklinson non sarebbe stato idoneo, dato che non era un malato terminale e non era in grado di somministrarsi da solo una dose letale di farmaci.

A opporsi al suicidio assistito da un punto di vista medico è stato lord Ribeiro, un chirurgo in pensione, che ha ribadito la posizione contraria alla legalizzazione del Royal College of Surgeons, Royal College of Physicians, Royal College of General Practitioners e della British Medical Association: “Il progetto di legge sulla morte assistita porterebbe fondamentalmente ad una alterazione del rapporto medico-paziente. I medici dovrebbero salvaguardare e migliorare la vita. Se avessero anche il compito di portare via la vita, ci sarebbe un dannoso conflitto di interessi, che i pazienti non capiranno. […] C’è il pericolo che il diritto di morire diventi una responsabilità a morire, rendendo gli individui vulnerabili ancora più vulnerabili”.

In questi casi i pazienti si sentono inevitabilmente come un peso per le famiglie e per il sistema sanitario, come dimostrato da un’indagine condotta nello stato di Washington: il 61% di coloro ai quali sono stati somministrati farmaci letali aveva affermato di sentirsi di peso per gli altri, ecco perché queste persone volevano morire. La questione è stata ribadita dal Segretario della Salute Jeremy Hunt, il quale ha affermato in una lettera: “Temo che questa pratica svaluti la vita delle persone con disabilità permanenti e metta involontariamente pressione a coloro che si sentono di peso per le proprie famiglie”. Anche il Primo Ministro ha espresso la propria preoccupazione che la legalizzazione “spinga le persone a fare cose che non desiderano davvero”. Attualmente sembra alquanto improbabile che il progetto di legge abbia il tempo e il sostegno necessari per diventare una legge vera e propria.

Luca Volontè, presidente del Dignitatis Humanae Institute, ha affermato: “I sostenitori dell’eutanasia spesso si comportano come se fossero gli unici ad avere compassione; in realtà il significato del termine latino ‘compassio’ è ‘soffrire con’ e non ‘porre fine per pietà’. Ecco cosa pensano i rappresentanti del settore sanitario del Regno Unito, che continuano ad opporsi alla pressione per l’approvazione del suicidio assistito, una pratica che, da professionisti, in caso di approvazione sarebbero obbligati ad attuare”.
“Il Dignitatis Humanae Institute afferma che la dignità di ogni persona e il dono della vita umana sono sacri. Il progetto di legge stabilisce irreversibilmente una valutazione sul merito di ogni vita secondo ideali fisici e mentali. In un regime del genere, gli anziani, i malati, i disabili e gli individui più vulnerabili saranno le vittime principali.”

Dignitatis Humanae Institute

Fonte: Regno Unito: progetto di legge di Falconer spinge il Paese all’opposizione.

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