Rifondare una cultura popolare dopo il fallimento del “multikulti” | l’Occidentale

di Roberto Santoro –  8 Settembre 2014

Sinterklaas e lo Zwaart Piet

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Ieri il professor Galli della Loggia dalle pagine del Corsera ha liquidato il multiculturalismo, spiegando per bene come l’integrazione non sia semplicemente un fatto di regole ma qualcosa di più profondo che appartiene a “legami identitari profondi, dalla condivisione innanzi tutto psicologica ed emotiva dei valori storici”.

E’ stato questo l’errore, tragico, delle classi dirigenti che hanno abbracciato il relativismo postmoderno: credere che si potesse davvero costruire una società nuova priva di discriminazioni neutralizzando le differenze, le frontiere e l’identità in un sovramondo formalistico vuoto e astratto, un po’ come accade quando si evoca la “comunità internazionale”, bella espressione che però non ha alcuna ricaduta concreta nella realtà.

Per fare un esempio preso dall’attualità: ogni anno ad Amsterdam viene festeggiata la festa di Sinterklaas, il nostro San Nicola, che in Olanda si accompagna a un aiutante moro, lo Zwaart Piet. Ebbene, sono mesi che nella città nordeuropea spezzoni della comunità immigrata, complice la sinistra, chiedono che il volto di Piet non sia più nero ma arcobaleno, perché il moro ricorda troppo gli schiavi di epoca coloniale.

Il sindaco di Amsterdam, un liberale progressista, per adesso ha evitato polemiche, dando l’impressione che potrebbe piegarsi alla ideologia rainbow. Se così fosse, ancora una volta le elite tradirebbero la cultura popolare cedendo al risentimento antioccidentale delle minoranze (in realtà di Piet si potrebbe anche dire che e’ nero perché si cala dai camini sporcandosi di fuliggine per portare dei regali ai bambini).

Questo esempio e’ utile a capire quanto sia debole e arrendevole il pensiero di chi ci governa mentre al contrario dovremmo riappropriarci del nazional-popolare, non aver paura di ‘imporre’ a chi sceglie di vivere in una cultura diversa da quella di provenienza le storie semplici e profonde del volkgeist, su cui si è costruita la nostra idea di Nazione. Leggere Galli della Loggia e’ dunque una sfida lanciata a chi si batte per un “neopop”, un umanesimo moderno e consapevole capace di guardare oltre il tramonto del postmoderno, un’epoca di cui – come per il multikulti – non sentiremo proprio nostalgia.

Fonte: Rifondare una cultura popolare dopo il fallimento del “multikulti” | l’Occidentale.

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