Scienziati sociali contro le adozioni gay | UCCR

Un gruppo di docenti universitari di scienze sociali ha presentato alla Corte Suprema americana un compendio sulla tematica delle adozioni omosessuali e sulla necessità di un bambino di crescere con una madre sposata e un padre sposati.

A firmare il testo sono stati: Douglas W. Allen, ordinario di Economia alla Simon Fraser University (Canada); David J. Eggebeen, professore associato di Human Development and Sociology alla Penn State University; Alan J. Hawkins, docente di Family Life alla Brigham Young University; Byron R. Johnson, docente di Scienze Sociali alla Baylor University; Catherine Pakuluk docente di Economia alla Ave Maria University; Joseph Price, docente di Economica alla Brigham Young University; Mark D. Regnerus, docente di Sociologia all’University of Texas.

I ricercatori sono partiti dalla posizione classica dei sostenitori del matrimonio omosessuale definita “no difference”, la quale sostiene che non vi sia “nessuna differenza” nei bambini cresciuti da una madre e un padre biologici e coloro che sono stati allevati da due donne o due uomini. Tale posizione, fanno notare, è anche quella di associazioni come la American Psychological Association (“APA”). Tuttavia, hanno continuato, le adozioni gay oltre ad essere un fenomeno relativamente nuovo, «come indicano studi recenti, l’affermazione “no difference” è difficile da sostenere perché quasi tutti gli studi su cui si basa tale affermazione sono piuttosto limitati, coinvolgono campioni non casuali e non rappresentativi, spesso con pochi partecipanti. In particolare, la maggior parte di questi studi si basa su campioni di meno di 100 genitori (o figli), di famiglie istruite, di pelle bianca e con con redditi elevati. Questi sono esempi poco rappresentativi della popolazione lesbica e gay e quindi non sono una base sufficiente per fare affermazioni generali su bambini cresciuti in strutture genitoriali dello stesso sesso». Tutto questo è stato riconosciuto anche dall’11° Circuito della Corte d’Appello degli Stati Uniti nel 2004, che ha parlato di «studi con difetti significativi, come l’uso di piccoli e auto-selezionati campioni; dipendenza dagli strumenti self-report; ipotesi politicamente guidate e l’uso di popolazioni di studio non rappresentative, sproporzionatamente ricche ed istruite». E’ evidente che tali studi non possano essere utilizzati per sostenere grandi cambiamenti di ordine pubblico.

Il gruppo di scienziati ha rilevato nel comunicato che, in conseguenza di questo, l’affermazione fiduciosa dell’APA risulta alquanto «sospetta». La posizione “no difference” è «empiricamente minata dalla significativa limitazione metodologica» e, oltretutto, «contraddice la ricerca di lunga data la quale afferma che l’ambiente ideale per l’educazione dei figli è la stabilità biologica del rapporto tra il padre e la madre». Se gli studi su cui si basa l’APA non sono dunque attendibili, «gli unici studi che si basano su grandi dimensioni, su campioni casuali e rappresentativi, tendono a rivelare la conclusione opposta, trovando differenze significative tra i bambini cresciuti da genitori in un rapporto samesex e quelli allevati da una coppia di genitori biologici. E’ pacifico che una madre e un padre biologici forniscono, in media, un efficace e collaudato ambiente per crescere i figli, ed è ragionevole concludere che le funzioni di una madre e un padre forniscono una unità genitoriale complementare dove ognuno tende a dare qualcosa di unico e utile allo sviluppo del bambino».

Dopo aver elencato una serie di studi a dimostrazione di tutto questo, concentrandosi anche sulla letteratura scientifica sull’importanza della presenza specifica del padre e della madre, i ricercatori hanno rilevato: «Le strutture genitoriali samesex, per definizione, escludono la madre o il padre. Certamente coppie dello stesso sesso, come altri tipi di strutture, possono offrire qualità e sforzi di successo nell’educazione dei figli, questo non è in discussione. Ma l’evidenza delle scienze sociali, in particolare le prove basate su conclusioni di campioni rappresentativi, suggerisce il vantaggio unico di una struttura costituita sia da una madre che da un padre. Pertanto rimane razionale per il governo fornire un riconoscimento distintivo e un incentivo verso il matrimonio e la struttura genitoriale che ha dimostrato di essere migliore».

La conclusione finale di questo prezioso compendio recita: «Il matrimonio è il mezzo giuridico attraverso il quale i bambini sono stabilmente uniti con le loro madri e i loro padri biologici, orientato verso uno sviluppo ottimale. I genitori di sesso opposto consentono ai bambini di beneficiare dei distintivi contributi materni e paterni. Alla luce di questi fatti, salvaguardare il matrimonio è una libertà da riconoscere ai bambini, almeno tanto quanto ai loro genitori». Ricordiamo che è possibile visionare in questa pagina la letteratura scientifica contro le adozioni gay, mentre qui si possono leggere le dichiarazioni sul tema di psicologi, filosofi e giuristi.

Fonte: Scienziati sociali contro le adozioni gay | UCCR.

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