Pubblichiamo una riflessione che il cardinale Angelo Scola arcivescovo di Milano ha preparato per i lettori di Avvenire sul tema del Discorso alla città e alla diocesi che il porporato terrà oggi alle 18 in occasione della celebrazione vigiliare di sant’Ambrogio.
«L’Editto di Milano del 313 ha un significato epocale perché segna l’initium libertatis dell’uomo moderno» (G. Lombardi, Persecuzioni, laicità, libertà religiosa. Dall’Editto di Milano alla “Dignitatis humanae” , Studium Roma 1991, 128).
Non si può tuttavia negare che l’Editto di Milano sia stato una sorta di “inizio mancato”. Gli avvenimenti che seguirono, infatti, aprirono una storia lunga e travagliata. Nel rapporto tra Stato e Chiesa insorsero presto due tentazioni reciproche: per lo Stato quella di usare la Chiesa come instrumentum regni e per la Chiesa quella di utilizzare lo Stato come instrumentum salvationis (Cf. ibid., 136).
La storica, indebita commistione tra il potere politico e la religione può rappresentare un’utile chiave di lettura delle diverse fasi attraversate dalla storia della pratica della libertà religiosa. Basta scorrerne l’indice lungo la storia dalla pratica della libertà religiosa delle principali tappe in questi diciassette secoli che ci separano dall’Editto di Milano per cogliere i nodi fondamentali della questione.
Un primo passo, che è bene ricordare, è l’evoluzione della legislazione imperiale fino ad assumere il cristianesimo come ‘religione dello Stato’ nei confronti degli eretici, prima, e in senso assoluto poi. Furono, infatti, i disordini sociali legati al fenomeno degli eretici a inficiare il quadro di ‘libertà religiosa’ e ‘laicità dello Stato’ che l’Editto di Milano aveva inaugurato.
Il Medioevo fu poi tempo di tensioni tra l’Impero e la Chiesa e di lotta per la libertas Ecclesiae: tensioni che si risolveranno talora in favore del potere politico, talora in favore di quello ecclesiastico.
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