Se il film non va a Maometto – [ Il Foglio.it › La giornata ]

Fratelli musulmani e partito islamico tunisino al primo grande test del dopo rivoluzioni arabe. Governi stretti tra la collera salafita e il bisogno di quattrini, mentre i militari sparano ancora nel mucchio

L’ondata di violenze contro il film su Maometto (ma esiste?) è il primo grande test per l’islam al governo nei paesi delle rivoluzioni arabe. Com’è andata? Martedì i Fratelli musulmani al Cairo si sono fatti sorprendere dalla manifestazione degli estremisti salafiti. Per le prime trenta ore della crisi non hanno condannato l’assedio all’ambasciata americana nel centro della capitale e anzi hanno rilanciato con una protesta “davanti a tutte le moschee del paese dopo la preghiera del venerdì”. I Fratelli musulmani sono i più organizzati e temibili quando c’è da lanciare questo tipo di azioni. Poi il presidente Morsi ha ricevuto una telefonata furente dal presidente Obama, che tiene i cordoni di una borsa da 1,3 miliardi di dollari di aiuti da parte dei contribuenti americani ogni anno, ed è entrato in gioco il pragmatismo opaco dei Fratelli. Hanno annullato la protesta; il loro leader e finanziatore, Khaitar al Shater, che oggi dovrebbe essere al posto di Morsi se non fosse stato eliminato dalla gara elettorale, ha scritto una lettera di condoglianze al popolo americano pubblicata sul New York Times. Morsi, in visita a Roma per raccogliere altri soldi, ha condannato ufficialmente le violenze antiamericane. E’ lo stesso pragmatismo opaco che mette la questione del prestito da ottenere dal Fondo monetario internazionale in cima alla lista delle priorità dei Fratelli e tutto il resto molto dopo. Non possono permettere che un raptus di rabbia islamista metta a repentaglio il piano di aiuti all’economia nazionale. Per questo la prima nota del governo assicurava di essere perfettamente in grado di proteggere “interessi stranieri e turisti”.

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