«Se Rimsha esce di cella dovrà  fuggire all’estero» | Mondo | www.avvenire.it

L’udienza per decidere della sorte di Rimsha, la bambina pachistana in carcere dal 16 agosto perché accusata di avere bruciato alcune pagine di un testo propedeutico al Corano scritte in arabo è al momento fissata per martedì prossimo, allo scadere dei 14 giorni di custodia previsti dalla legge prima di finire davanti ai giudici che decideranno se procedere o meno contro di lei.La difesa punta sulla creazione di una speciale commissione medica che, nei prossimi giorni, possa appurare l’età della bambina, determinante dal punto di vista legale, e certificare la sindrome di Down o uno stato di incapacità mentale da cui sarebbe affetta. «Questi elementi – ha spiegato all’agenzia Fides Paul Bhatti, Consigliere del primo ministro per l’Armonia religiosa – possono consentire al giudice di cancellare l’accusa». La difesa punta quindi non a una libertà su cauzione, ma al rilascio della bambina, con motivazioni tali da non esporla a reazioni violente.Come sottolinea anche padre Emmanuel Yousaf, direttore della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pachistana, un rilascio definitivo aprirebbe anche l’ipotesi di un suo trasferimento all’estero. Ad attendere con ansia la decisione del giudice sarà anche la famiglia di Rimsha e con essa centinaia di cattolici costretti a lasciare il loro quartiere-ghetto di Mehrabad, sobborgo della capitale Islamabad. Intanto Hafiz Khalid Chishti, l’imam della moschea locale, principale accusatore della bambina, ieri ha dichiarato che con la sua denuncia avrebbe inteso salvarle la vita. Consegnandola alla polizia avrebbe – sostiene – evitato il linciaggio e anche ulteriori violenze contro la sua famiglia. Chishti ha insistito anche sulla piena consapevolezza da parte di Rimsha, per lui 14enne, e di attendersi giustizia secondo la lettera degli articoli del Codice penale collettivamente conosciuti come «legge antiblasfemia»

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