Servono adulti, non una legge sull’omofobia

Roma, quartiere San Basilio. Un biglietto di poche parole, che dice: sono solo, emarginato, omosessuale, non ce la faccio più. Poi il salto di venti metri dalla finestra, di un ragazzo, verso la morte.
Aveva solo quattordici anni.
Un altro drammatico e difficilmente spiegabile fatto di cronaca ci raggiunge oggi tramite i principali mezzi di informazione.
Un altro ragazzo, anche questa volta troppo giovane, che si toglie la vita.
E’ ormai evidente come alcune parole appaiano costantemente:
Internet, facebook, bullismo… è un ritornello.
La riflessione dovrebbe essere doverosa: cosa succede? Perché tanti fatti del genere?
E invece sui giornali vediamo solo l’inguardabile teatrino di chi non vede l’ora semplificare tragedie di questa portata, parlando della necessità di… leggi sull’omofobia…
Non servono leggi sull’omofobia, non servono di certo ai giovani.
Servono adulti, in grado di educare i giovani, in grado di fare loro capire come stare di fronte alla realtà, una realtà sempre più dura e disumanizzante. Servono uomini.
Un paese dove la morte di un ragazzo di quattordici anni viene strumentalizzata dalla politica per dare una giustificazione ai propri propositi villani, e dove la gente non percepisce il pericolo di questo modo di fare del potere, è un paese che rischia moltissimo, è un paese che cammina verso il baratro. Di nuovo.
Come dice il Meeting quest’anno. Siamo in Emergenza Uomo.
“Dallo sbadiglio grande come il mondo uscirà Satana”, diceva Dostoevkij, e a leggere quello che accade oggi lo scrittore russo ci sembra più che mai profetico.
I giovani oggi non sono più crudeli rispetto a prima, anche quando ero adolescente io la modalità prevalente era quella dell’aggressività, e della prevaricazione in molti casi.
Era dura, era umiliante.
Ma avevano gli strumenti per non crollare.
Oggi dove sono gli adulti? Dove sono gli insegnanti? E i genitori?
Dove sono quelle cattedrali educative, invisibili ma comunque evidenti, tra le quali sono cresciute le passate generazioni e che ora sono crollate, sotto i colpi della modernità, dell’indifferenza, delle astuzie del potere.
La famiglia, la scuola, la strada, lo sport, l’amicizia, l’educazione… tutto è crollato.
E a pagare sono coloro che di queste cattedrali avrebbero quotidianamente bisogno, in un mondo dove i potenti e i prepotenti fanno un sol boccone di chi non ha gli strumenti per difendersi.
Un ragazzo vittima di atteggiamenti ignobili e distruttivi di bullismo, non ha bisogno di una legge sull’omofobia.
Ripeto, ha bisogno di adulti.
Com’è possibile che genitori, fratelli, nonni, famiglie di oggi non sappiano che cosa fanno i loro figli quando si connettono ad internet, ad un social forum?
Com’è possibile che nelle scuole non si riesca ad arginare il fenomeno del bullismo, della maleducazione, dell’indisciplina e della violenza?
Perché nessuno riesce più a stare di fronte ai ragazzi?
Forse perché non si vogliono beghe, si è stanchi dal lavoro, gli alibi sono mille.
Intanto dal potere arriva l’ennesimo inganno, basta leggere i giornali.
“L’omofobia è l’emergenza. Serve subito la legge per evitare fatti simili”.
Ecco cosa dicono. Nessuno. Nessuno che non semplifichi, che non si approfitti.
Nessuno che sappia più capire quello che accade.
Un quattordicenne che si suicida non è un gay che si suicida, è un ragazzo che si suicida. Chi vuole ribaltare questa prospettiva commette una vergognosa ed imperdonabile imprudenza. E’ un’umanità che crolla, non è importante il motivo dell’aggressione alla vittima, conta il fatto che un giovane di quattordici anni non ha nessuna difesa da opporre, perché solo, lasciato in pasto ad una realtà soverchiante.
Aspetto che almeno uno dei nostri politicanti si renda conto di questo, e che invece di invocare leggi che ai deboli non serviranno a nulla, chieda a voce alta: che cosa sta succedendo?

Fonte: Servono adulti, non una legge sull’omofobia.

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