Siria. Armi chimiche. I dubbi del diplomatico vaticano | Tempi.it

agosto 26, 2013 Redazione

Il presunto attacco con il gas nervino a Damasco? Prima di accusare qualcuno, spiega monsignor Tomasi, «bisogna farsi la domanda: a chi veramente interessa questo crimine disumano?»

 

 

siria-ribelli-islam-nusraIn Siria, nei pressi della capitale Damasco,  il 21 agosto, 1300 persone fra ribelli e civili sarebbero stati uccisi con il gas nervino. L’uso di armi chimiche da parte delle forze armate siriane, fedeli al regime di Bashar Al-Assad, potrebbe giustificare l’intervento armato in Siria da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Francia.

DUBBI SUL GAS NERVINO. Non è la prima volta che si parla di attacchi con armi chimiche in Siria. Già all’inizio del 2013 si era ipotizzato l’uso di gas nervino sulla popolazione siriana. A giugno, però, alcuni scienziati americani avevano sottolineato i limiti dell’attendibilità di prove reperite sul campo dai ribelli. A sollevare nuovi dubbi, in riferimento ai recenti attacchi con il gas nervino, è monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra. Tomasi ha detto a Radio Vaticana che non è ancora possibile parlare di certezze e colpevoli: «Non bisogna accelerare un giudizio senza avere sufficiente evidenza». «La comunità internazionale, attraverso gli osservatori delle Nazioni Unite, che sono già presenti in Siria, potrebbe far luce su questa nuova tragedia», ha osservato Tomasi. «Non si può partire già con un pregiudizio, dicendo che questo o quello sono responsabili». Bisogna prima «chiarire il fatto», prosegue l’osservatore Onu della Santa Sede, «anche perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco non serve questo tipo di tragedia». «Come nel caso delle investigazioni di un omicidio – spiega Tomasi – bisogna farsi la domanda: a chi veramente interessa questo tipo di crimine disumano?».

Siria.Esplosione di un auto nel centro di DamascoSTOP ALL’INVIO DI ARMI. Anche se per ora gli Stati Uniti smentiscono, c’è chi parla d’intervento armato, se fosse confermato l’attacco chimico. Per Tomasi, tuttavia, bisognerebbe ricordare «l’esperienza di simili interventi in Medio Oriente». Secondo il diplomatico vaticano «per arrivare ad una giusta soluzione» si dovrebbe evitare «una lettura parziale della realtà della Siria e del Medio Oriente in generale», come sembra stiano facendo invece «la stampa e i grandi mezzi di comunicazione». «Abbiamo visto in Egitto il caso dei Fratelli Musulmani, dove l’appoggio indiscriminato a loro ha portato ad altra violenza», spiega Tomasi. In Siria, prosegue, «ci sono degli interessi ovvi: chi vuole un governo sunnita» e «chi vuole mantenere una partecipazione di tutte le minoranze».
Per arrivare a una soluzione del conflitto, spiega Tomasi, «bisogna osservare quello che il Santo Padre ha già sottolineato e cioè che la violenza non porta a nessuna soluzione e che quindi bisogna riprendere il dialogo per poter arrivare a Ginevra 2», invitando alla ricerca di un accordo «tutti i rappresentanti di tutte le componenti della società siriana». Per ottenere quest’obiettivo, però, spiega l’osservatore Onu della Santa Sede, «non si possono escludere l’uno o l’altro dei gruppi che sono coinvolti». «E occorre anche non continuare ad inviare armi sia all’opposizione che al governo». «Non si crea certamente la pace», conclude Tomasi, «portando nuove armi a questa gente».

Fonte: Siria. Armi chimiche. I dubbi del diplomatico vaticano | Tempi.it.

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