Siria. Cristiani costretti a convertirsi all’islam e uccisi | Tempi.it

gennaio 20, 2014 Leone Grotti

I cristiani armeni Ouanes Levonian e suo figlio Minas sono stati uccisi dai guerriglieri qaedisti, che non hanno neanche voluto restituire i corpi alla famiglia: «Ora sono nostri martiri»

siria-ribelli-cristiani-al-duvairI cristiani armeni Ouanes Levonian e suo figlio Minas sono stati rapiti ad Aleppo dai miliziani qaedisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), che governano alcune parti della città, costretti a convertirsi all’islam e poi uccisi dagli stessi sequestratori.

L’INCONTRO CON L’EMIRO. La vicenda dei due cristiani, raccontata dal sito realizzato da siriani di Aleppo Le Veilleur di Ninive, comincia poche settimane fa quando l’azienda di famiglia è stata sequestrata dai terroristi e occupata.
Ouanes, insieme al figlio, si è recato dall’emiro dell’Isil sperando nella sua «magnanimità» per trovare un accordo e riprendersi l’unica sua forma di sostentamento. Ma una volta raggiunta la casa dell’emiro, i due sono stati arrestati perché cristiani e imprigionati per mesi.

LA CONVERSIONE FORZATA. La famiglia di Ouanes, composta da una moglie e due figlie oltre al figlio imprigionato insieme a lui, ha avuto notizie dei sequestrati solo quando un giudice della sharia ha emesso il suo verdetto sul caso: «Convertitevi all’islam e vi lasceremo in vita».
I due uomini hanno accettato ma dopo aver pronunciato la “shahada”, professione di fede dei musulmani, sono stati di nuovo portati in prigione «perché l’emiro non è convinto della vostra conversione. [Pensa che] la vostra conversione sia solo uno stratagemma», si sono sentiti dire i prigionieri.

«ORA SONO NOSTRI MARTIRI». Pochi giorni dopo i due cristiani sono stati fucilati durante gli scontri tra fazioni ribelli e islamiste che ha investito Aleppo nelle ultime due settimane. Ma la tragedia della famiglia Levonian non è finita perché quando la moglie dell’uomo ha chiesto i corpi del marito e del figlio per seppellirli in terra cristiana, i membri dell’Isil le hanno risposto: «I vostri uomini sono morti musulmani e saranno sepolti secondo la legge islamica. Ora loro sono nostri martiri, non possiamo restituirveli».

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