Siria. «I ribelli ci usano come scudi umani a Homs» | Tempi.it

febbraio 10, 2014 Redazione

Il governo siriano ha permesso a circa 600 persone di uscire dalla Città vecchia di Homs, lasciando entrare anche aiuti umanitari, in mano ai ribelli. Ma gli abitanti di Zahra, quartiere a un chilometro di distanza, protestano

bambini-homs-jpeg-crop_displayCirca 600 siriani sono stati fatti uscire dalla Città vecchia di Homs e un convoglio di aiuti è riuscito a farsi strada tra i palazzi distrutti dove vivono ancora circa 2.500 persone, senza più acqua né cibo. Homs è la terza città più grande della Siria ed è nelle mani del governo tranne che per due enclave dei ribelli. Una di queste è la Città vecchia.

«CIBO AI TERRORISTI». Se le autorità internazionali hanno festeggiato per l’accordo raggiunto con il regime di Assad, che ha permesso l’invio di aiuti umanitari nel centro, gli abitanti di Homs la pensano diversamente. «In pratica hanno rifornito di cibo e medicine i terroristi permettendogli di andarsene liberi», protestano gli abitanti del quartiere alawita di Zahra, ad appena un chilometro dalla Città vecchia. «Anche noi abbiamo un disperato bisogno di aiuto. Perché tutti si preoccupano solo di quelli che rendono la nostra vita insopportabile?».

RAPIMENTI E OMICIDI. Centinaia di abitanti di Zahra, racconta un reportage del Los Angeles Times, sono stati uccisi dai cecchini dei ribelli o dai colpi di mortaio lanciati dalla Città vecchia. La loro unica colpa è di essere siriani alawiti, una setta musulmana a cui appartiene Assad considerata un’eresia dalla maggioranza dei ribelli sunniti.
Foto e immagini pubblicate su internet di terroristi islamici che sventolano come trofei teste di alawiti purtroppo non sono più una novità e nel quartiere di Zahra non c’è famiglia che non abbia un parente rapito o ucciso o che non ne conosca uno.

homs-siria-cristiani«MAI AL SICURO». Queste famiglie raccontano un’altra storia rispetto a quella che va per la maggiore: «Non è vero che la ribellione è cominciata in modo pacifico. Qui gridavano: “I cristiani a Beirut, gli alawiti nella tomba“», raccontano i residenti. Le strade sono chiuse da barriere alte anche dieci metri, «per permettere ai nostri figli di andare a scuola senza essere uccisi dai cecchini». Ma «non siamo mai al sicuro».

SCUDI UMANI. Mustafa Abbout, tra i leader del quartiere, dichiara al reporter del Lat: «Il governo non doveva permettere che entrassero aiuti nella Città vecchia. Là sono rimasti solo i ribelli, le loro famiglie e quelli che li sostengono. Molte persone, inoltre, sono state rapite per essere usate come scudi umani e impedire così al governo di bombardare la città». Tra queste c’è anche il fratello di Abbout, Amer, rapito due anni fa: «È nella Città vecchia da qualche parte. Non so se vivo o morto. Ora è nelle mani di Dio».
La sua conclusione è un misto di rabbia e delusione: «Noi soffriamo e nessuno ci aiuta. I terroristi invece ora ricevono tutto ciò di cui hanno bisogno. Non c’è giustizia».

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