Siria, il parlamento si rivolta contro Cameron e Obama resta solo | l’Occidentale

di Roberto Santoro   30 Agosto 2013

Il Parlamento inglese vota no (285 contro 272) all’intervento militare contro la Siria. Le prove degli attacchi chimici del boia Assad non sono state ritenute sufficienti dai parlamentari del Regno Unito. Non vuol dire al cento per cento che Cameron lascerà Obama da solo, il numero di parlamentari che manca all’appello potrebbe arrivare se insieme giungessero nuove prove sull’uso dei gas.

Ma per adesso gli Stati Uniti sono più isolati che mai. Il loro alleato storico frena, dopo che Cameron aveva già annunciato i piani di guerra. Il Guardian l’ha definita “una rivolta” del parlamento inglese. In una intervista alla Pbs, Obama ha detto di non aver preso ancora una decisione definitiva, anche se Damasco deve capire che “ci saranno conseguenze internazionali” per le sue azioni.

Secondo l’intelligence Usa, non ci sono dubbi che il regime abbia usato armi chimiche, ma non è chiaro se Assad ne fosse informato o comunque su chi sia stato ad impartire l’ordine. Resta il fatto che il presidente americano si sta venendo a trovare in una posizione scomodissima, quasi come l’isolamento in cui finì il suo predecessore George W. Bush, che almeno aveva dalla sua parte i “volenterosi”.

Se Obama andasse avanti, dal predicato multilateralismo passerebbe al più realistico unilateralismo, una invariante storica degli Usa. Ma per cosa si combatterebbe? Per quale risultato? Migliaia e migliaia di persone negli ultimi anni sono state uccise dal regime siriano, senza che l’Occidente muovesse un dito. Ora si decide di agire, in ritardo. Perché?

Forse perché i governi occidentali, l’Obama del soft power, della politica di potenza da ridimensionare con il discorso del Cairo e gli inchini ai re sauditi, l’Europa che non parla mai con una voce sola ma in un coretto stonato, gli inglesi e i francesi, si sono accorti che Assad rischia davvero di vincerla la guerra civile in Siria, contro quei ribelli che l’Occidente ha contribuito ad armare sperando che se la cavassero da soli.

Ma la Siria non è la Libia. Non ci sono i mercenari di Gheddafi. La Siria ha l’assistenza funerea dell’Hezbollah libanese, l’alleato dell’Iran in Libano. Anche grazie all’Hezbollah, Damasco è riuscita ad assediare e a riprendersi Qusayr, punto chiave nella partita militare sul terreno. Come pure l’Iran continua a minacciare ritorsioni contro Israele e nella regione.

Per non dire della Russia, che fino adesso ha protetto gli Assad neanche fosse Milosevic ai tempi della guerra in Jugoslavia. La verità è che tardando a intervenire o credendo ai modelli delle guerre clintoniane (missili dall’alto e nessun impiego di truppe sul terreno), si è aperta la strada alla vittoria dei lealisti. La vittoria di Assad è la vittoria dell’Iran. Ed è la vittoria per procura di Mosca.

Tutto questo l’amministrazione americana, dopo la batosta dell’ambasciata in Libia bruciata e l’Egitto completamente sfuggito di mano, non poteva tollerarlo. Ma è troppo tardi e sopratutto non è questa la strategia giusta. Un tempo la superpotenza americana avrebbe minacciato una no fly-zone sulla Russia se Putin avesse alzato troppo la voce. La Russia è una potenza in declino, l’Iran è una teocrazia che prima o poi verrà rovesciata, la Siria un regno sporco di sangue che potrebbe cadere presto.

Ma per issare la bandiera della libertà ci vuole un coraggio che fino adesso gli Usa non hanno avuto (l’Europa… quale?). A questa inadeguatezza si risponde minacciando un “air strike”. Come diceva Max Boot, servirebbe al contrario un bel ritorno ai caschetti coloniali.

Fonte: Siria, il parlamento si rivolta contro Cameron e Obama resta solo | l’Occidentale.

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