Sul mancato accordo pieno fra i Ventisette ha pesato, da un lato, l’atteggiamento di Londra che voleva sic et simpliciter la fine dell’embargo sulle armi e, dall’altro quello ultra-prudente di un gruppo di cinque Paesi capeggiati dall’Austria (con Svezia, Repubblica Ceca, Finlandia e Romania) secondo i quali “l’Europa è una comunità di pace”. Un contrasto che neppure l’ipotesi della cosiddetta “opzione 3” – che prevedeva il rinnovo delle sanzioni per un anno con la revisione dell’embargo sulle armi e la possibilità di fornire materiale bellico agli oppositori con una serie di condizioni – è riuscita a risolvere. Una conferma del fatto che l’Europa – come ha avvertito Emma Bonino – rischia di essere una “vittima in più” del conflitto siriano. Quanto poi all’eventualità di un invio di armi da parte dell’Italia “si tratta di una competenza del governo – ha precisato la responsabile della Farnesina -, io riferirò al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa, la mia proposta è per il no”.
La Gran Bretagna “interventista” esulta, ma per bocca del ministro degli Esteri William Hague conferma di non avere piani “nell’immediato”, ossia fino a quando – ad agosto – non sarà chiaro l’esito dello sforzo di Stati Uniti e Russia per una nuova conferenza di pace.
E proprio per mettere a punto Ginevra 2 si sono incontrati a Parigi il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Anche se la decisione della Ue sull’embargo – ha accusato il vice ministro degli Esteri russo Andrei Riabkov – è “un danno diretto alla prospettiva di organizzare la conferenza internazionale”.
Quella della ‘Ue è una scelta “non è sufficiente” e “arrivata troppo tardi”. Lo dice il portavoce dell’Esercito libero siriano invitando l’Unione “rendere effettiva la sua decisione di togliere l’embargo” e non farlo “solo a parole”. Ma a Istanbul dopo 5 giorni di trattative l’opposizione siriana non ha trovato un accordo su chi dovrà sedersi al tavolo della conferenza di pace. “Notizie non buone”, ha sottolineato Emma Bonino, poiché i contrasti nella coalizione anti-Assad alimentano i dubbi sulla possibilità di avere garanzie sui destinatari finali delle armi.
Dalla Siria arrivano ancora notizie di furiosi combattimenti sia a Damasco sia nella città di confine di Qusayr, vicino al Libano, dove una giornalista della tv siriana Ikhbariya è stata uccisa da cecchini. Un’autobomba ha fatto altri sei morti nella capitale. E sale l’allarme per le armi chimiche. Le Monde pubblica un reportage che ne dimostrerebbe l’uso, mentre il capo della diplomazia francese Laurent Fabius conferma che “sono sempre più forti i sospetti di un utilizzo localizzato” di gas. Notizie che scuotono l’Ue, senza compattarla.
Fonte: Siria, la Ue si spacca sull’embargo alle armi | Mondo | www.avvenire.it.