Siria L’appello del Papa e la nostra preghiera – MissiOnLine.org

È un appello fortissimo alla preghiera e all’impegno per la pace quello che Papa Francesco ha rivolto oggi all’Angelus, con il «cuore profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano».

«Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza! Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione».

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Entro questa cornice Papa Francesco ha rivolto però anche una domanda importante: «Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo?», si è chiesto. Sì perché in mezzo a tanti dibattiti di questi giorni si tende sempre a puntare il dito contro qualcuno: le armi chimiche, Assad, Obama, i ribelli, al Qaida, i grandi interessi… Si fanno analisi geopolitiche. Ma c’è un livello che rischiamo sempre di evitare: quello del nostro coinvolgimento personale nella costruzione della pace.

Ed è proprio questo il senso della giornata di digiuno e preghiera che Papa Francesco ha convocato per sabato 7 settembre. Lui stesso ha annunciato che presiederà un momento pubblico in piazza San Pietro dalle 19 alle 24. Una preghiera che vuole essere anche una strada per far sì che «il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace».

Un gesto e un impegno del genere – se vogliamo che sia davvero un’assunzione personale di responsabilità sul dramma della Siria – non può che scandire tutta la settimana che oggi si apre. Per questo ci permettiamo di proporre un gesto semplice: prepariamoci alla giornata di sabato 7 settembre facendo nostra ogni giorno la preghiera che riportiamo qui sotto. È stata scritta secoli fa da sant’Efrem, grande padre della tradizione siriaca. È una preghiera che parlava già nel IV secolo di «terre devastate» e «chiese incendiate», a dimostrazione di come il Male nel cuore dell’uomo sia sempre lo stesso. Ma già allora affidava la speranza nelle mani di Dio, Re della Pace. «Come ha fatto, così farà», sono le ultime parole. Una professione di fede nel mezzo della tribolazione. Lo sguardo con cui vogliamo guardare anche oggi a questa Siria da troppo tempo ferita e sfigurata.

SALVA LA NOSTRA TERRA

 

O nostro re, accogli la nostra offerta
e in cambio donaci salvezza.
Dona pace alle terre devastate
e ricostruisci le chiese incendiate.
Sì, quando avremo la grande pace
ti faremo una grande corona.
Allora verranno da tutte le parti
con fiori intrecciati in corone
per incoronare il Re della Pace.
Come ha fatto, così farà.

 

(questa preghiera è tratta dal libro Spero nella tua misericordia. Preghiere e invocazioni di monaci siriaci, curato dalle Monache benedettine di Civitella San Paolo – Edizioni Paoline, Milano 2007)

Fonte: Siria L’appello del Papa e la nostra preghiera – MissiOnLine.org.

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