Siria, Obama cambia strategia: Assad è di nuovo il nemico | Tempi.it

novembre 14, 2014Leone Grotti

I bombardamenti non bastano e si torna a parlare di no-fly zone come vuole la Turchia. Ecco il piano che confermerebbe i sospetti sulle reali intenzioni di Washington in Medio Oriente

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Come mostra questa mappa della Bbc, la Siria è attualmente divisa in tre: lo Stato islamico controlla l’area orientale del paese e parte di quella settentrionale, Al Qaeda comanda sulla parte nord-occidentale e il regime di Bashar Al Assad ha ancora potere su Damasco, la costa mediterranea e quasi tutto ciò che ci sta in mezzo. Barack Obama ha da poco annunciato che è necessario «cambiare strategia» in Siria e in Iraq per riportare pace e stabilità. Tra Assad, Al Qaeda e il Califfo, quale sarà il nuovo nemico numero uno da abbattere? Proprio così, Assad.

NO-FLY ZONE. Dopo l’annunciato fallimento della campagna di raid aerei, toccata con mano la più che risaputa inaffidabilità dei ribelli in Siria e dell’esercito iracheno in Iraq, tra le righe degli articoli ben informati, sono tornate a comparire espressioni come “no-fly zone”, che guarda caso è la condizione richiesta dalla Turchia di Recep Tayyip Erdogan per partecipare alla guerra contro lo Stato islamico.

Casa Bianca, conferenza di Obama e ErdoganVECCHIO OBIETTIVO. Cosa sta succedendo dunque? Succede che la nuova strategia degli Stati Uniti consiste nel tornare al vecchio obiettivo: contenere l’Iran, e indebolire il suo alleato siriano, per impedire che Teheran si doti della bomba atomica, sconvolgendo così gli equilibri regionali. Da questo punto di vista lo Stato islamico può sì essere indebolito e distrutto, ma a patto che non favorisca Assad, come invece sta succedendo ora.

TURCHIA NEO-OTTOMANA. Cambiare politica permetterebbe all’America di ottenere anche l’aiuto della Turchia, che fino ad ora si è rifiutata anche solo di fare il solletico agli uomini del Califfo e le cui richieste sono sempre le stesse: creazione di una no-fly zone lungo il confine fra Turchia e Siria e di enclave protette per gli sfollati dei combattimenti dentro al territorio siriano, controllate da truppe turche. Fino a quando non si prospetterà per la Siria il futuro di un governo islamista sunnita infeudato alla Turchia, Erdogan continuerà a chiudere un occhio con lo Stato islamico e Al Qaeda. Mettendosi insieme contro Assad, Obama riuscirebbe a danneggiare l’Iran mentre Erdogan tornerebbe a fare sogni neo-ottomani.

PICCOLO INCONVENIENTE. Questo progetto ha solo un piccolo inconveniente: la distruzione della Siria. I ribelli “moderati” che dovrebbero guidare il paese sono stati spazzati via da Al Qaeda quasi dovunque e restano solo nel sud del paese. Nessuno è in grado di garantire che la Siria non farà la fine della Libia, dove la capitale Tripoli è stata conquistata dai terroristi islamici e Derna è diventata la prima succursale del Califfato al di fuori di Siria e Iraq e a 400 miglia nautiche dall’Italia. Ma questo per Obama sembra un problema del tutto secondario.

 

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