Siria: storie di ordinaria emergenza| Porte Aperte Italia

La guerra in Siria continua e la situazione per i cristiani peggiora. Porte Aperte lavora sia in Siria che in Libano, dove giungono molti rifugiati siriani. Primo soccorso, ma anche formazione, per affrontare le sfide della persecuzione e della guerra, i traumi e le ferite, di grandi e piccini. Stiamo già pensando a ricostruire, consapevoli che il messaggio del Vangelo sarà determinante per il futuro di questo popolo.

“La situazione non è buona”, ci riferisce uno dei nostri contatti durante il week end pasquale appena trascorso. “Non sono ad Aleppo ora, e non riesco a trovare il modo di ritornarci. Sono molto preoccupato per le persone laggiù”.

E’ decisamente passata in secondo piano la devastante guerra civile in Siria. Eppure continua. I cristiani continuano ad essere doppiamente vulnerabili in una terra sconquassata dal conflitto e dalle ingerenze terroristiche. Il lavoro che Porte Aperte svolge sia in Siria che, dal Libano, per i siriani diventa sempre più complesso e ogni giorno si presentano nuove sfide: dalla totale carenza di sicurezza negli spostamenti allo stop delle comunicazioni. Alcune aree sono “relativamente sicure”, in altre i cristiani sono a rischio continuo di rapimenti, mentre in altre ancora è la mancanza di acqua ed elettricità a rendere la vita impossibile. Tutto ciò nel bel mezzo degli scontri militari fra le milizie in campo.

“Ogni guerra è complessa. Non ci sono risposte facili. Cerchiamo giorno per giorno di adattarci alle diverse circostanze per portare soccorso e sostegno dove possibile”, ci spiega un altro operatore di una nostra rete di soccorso in Siria, che coordina il lavoro dal Libano. “Il nostro obiettivo principale è aiutare i cristiani siriani a rimanere in Siria. E’ questo che facciamo attraverso le nostre varie chiese partner. Se non si facesse questo, moltissimi altri sarebbero già fuggiti. Facciamo quello che possiamo tramite le chiese in loco. Ma c’è molto da fare anche in Libano! Le chiese libanesi devono essere preparate a ospitare i profughi. All’inizio senza dubbio la cosa più importante è dare un rifugio e del cibo. Ma quale è il passo successivo? Vogliamo preparare i rifugiati cristiani siriani a ritornare nella loro terra? Vogliamo cogliere questa opportunità per formarli nel campo della cura spirituale, della leadership e della cura dei traumi, oltre che dell’educazione spirituale dei bambini? E’ proprio su questo che stiamo focalizzando parte dei nostri sforzi”.

In Siria l’emergenza è continua. Tra Tartus e Latakia, terra alauita, ci sono molti cristiani. Un pastore, nostro collaboratore, si muove per arginare le ondate di problemi. Poche settimane fa, incappò in una ventina di famiglie sfollate, assiepate in un parcheggio semiscoperto. Erano tutti musulmani. Sentì l’esigenza di fare qualcosa. Riuscì a procurare cibo, un rifugio e coperte. “Siamo stati in varie moschee, ma nessuno ci ha teso la mano”, hanno detto alcuni anziani del gruppo con le lacrime agli occhi. Non volevano più lasciare il pastore: alcuni di loro sentendolo testimoniare di Gesù hanno chiesto se potesse leggere loro dei passi della Bibbia. Questa è la quotidiana emergenza e risposta cristiana in Siria. Per questo stiamo lavorando: la Siria ha e avrà bisogno della comunità cristiana e del suo messaggio di perdono, riconciliazione e amore per il prossimo per potersi ricostruire e rialzare.

Con il vostro aiuto, noi vogliamo stare al loro fianco.

viaSiria: storie di ordinaria emergenza.

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