Siria, un popolo intero in ostaggio – MissiOnLine.org

Il rapimento di un tecnico italiano a Latakia riaccende l’attenzione dell’Italia. Ma ci sono anche le vittime dimenticate, come i profughi del villaggio libanese di Karaun. O il bambino che chiede: «Mamma, a che ora moriremo?»

Da oggi pomeriggio tutte le cronache parlano dell’ingegner Mario Belluomo, il tecnico catanese rapito in Siria dove lavorava presso un’acciaieria a Latakia. Sarebbe stato sequestrato nella zona di Tartus. Una notizia ovviamente terribile per la sua famiglia, a cui va la solidarietà di tutti.

Corriamo, però, sempre il rischio di concentrare la nostra attenzione solo sulle storie che ci toccano più da vicino. E allora vale la pena di ricordare che – in realtà – sono centinaia di migliaia le persone fisicamente sequestrate da questa guerra terribile, che in 21 mesi ha già provocato oltre 40 mila vittime.

Per questo motivo rilanciamo qui sotto un reportage pubblicato sul sito della rivista Tempi. Si tratta di una cronaca di un viaggio nel villaggio libanese di Karaun, nella valle di Bekaa, al confine con la Siria, uno dei tanti luoghi dove hanno trovato niente più che una tenda quei profughi che non sono neppure conteggiati dalle statistiche ufficiali dell’Agenzia Onu per i rifugiati. È qui, in mezzo alla fame e al freddo, che l’Avsi – attraverso la fondazione Saint Camille de Lellis – sta cercando di riaccendere la speranza. Clicca qui per leggere il racconto di Benedetta Frigerio.

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