Era un dipendente di Radio Shabelle, già al centro del mirino del gruppo qaedista di Al Shabaab che nel tempo ha eliminato già una decina di giornalisti dell’emittente. Intanto l’emergenza nel paese del Corno d’Africa prosegue, soprattutto nei campi profughi. L’ignavia del governo di transizione. Il rapporto sulla sua corruzione diffusa
di CARLO CIAVONI
ROMA – Ora si uccidono anche i comici. Succede in Somalia, dove gli estremisti islamici non soportano l’ironia e il sarcasmo rivolto verso di loro, che reagiscono con furia omicida contro chi usa l’arma della risata come un civile “arnese” di denuncia per il cambiamento. A rimetterci la vita stavolta è stato Abdu Jeylani Marshale, dipendente di Radio Shabelle (che conta già diversi direttori e redattori uccisi da Al Shabaab) fulminato con un proiettile alla nuca e un altro al torace. Era appena uscito dalla sede di Radio, dove intratteneva gli ascoltatori con parodie dei miliziani.
Il suo modo di dire “No”. In passato il comico era stato già minacciato proprio da Al-Shabaab, però lui aveva deciso di continuare a fare il suo lavoro, che era poi il suo modo di combattere la cupezza e le tragedie di guerra infinita, totalmente a carico dei cittadini inermi. Intanto in Somalia – al contrario di quanto vanno rassicurando gli esponenti del governo di transizione – gli scontri continuano, tra le forze militari “regolari” e i miliziani islamici, che comunque continuano a controllare tutte le regioni meridionali del Paese. Attacchi e intimidazioni proseguono anche contro giornalisti, molti dei quali vengono regolarmente eliminati fisicamente. Tutto questo, mentre è in atto una faticosa opera di ricostruzione di un sistema sociale fondato sulle alleanze o i conflitti tra i numerosi clan e con il sostegno, in verità finora poco incisivo, delle Nazioni Unite.
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