Sul caso di Shanghai, una lettera del cardinale Zen

Il vescovo emerito di Hong Kong corregge e chiarisce alcuni passaggi dell’ultimo articolo di www.chiesa sulla Cina. Il difficile rapporto tra vescovi ufficiali e clandestini. I contrasti in curia vaticana. Le incognite del nuovo pontificato

di Giuseppe Zen Ze-kiun


Caro Magister,

Ho letto il suo articolo del 3 maggio su Shanghai in cui dimostra la sua solita maestria e buona conoscenza dei fatti:

> Shanghai, diocesi forte e tribolata

Mentre le porgo le mie congratulazioni, penso di farle cosa piacevole notando alcune poche inesattezze.

1. Tra il Vescovo Ignazio Kung Ping Mei e Mons. Luigi Jin Lu Xian ci sono stati gli anni di Zhang Jia Shu.

2. Il sottoscritto e Mons. Savio Hon Tai Fai non siamo “usciti” dal seminario di Sheshan, ma siamo stati lì ad insegnare filosofia e teologia su invito di Mons. Jin.

3. Il problema dei titoli “ordinario”, “coadiutore”e “ausiliare” è stato risolto stando rigidamente sul concetto che una diocesi ha un solo vescovo. Così per la Santa Sede risulta che il vescovo clandestino Fan è l’ordinario, Mons. Jin era coadiutore e a suo tempo Mons. Xing è stato nominato ausiliare. Ciò portava l’inconveniente che Jin si sia un po’ risentito e diceva che gli sarebbe piaciuto sentirsi chiamare il “vescovo de facto” della diocesi, mentre Fan era il “vescovo de iure”. Ma nella Chiesa non esiste tale nomenclatura. In quanto a Mons. Xing, poi, fu nominato come ausiliare, ma ovviamente era considerato il successore dei due anziani vescovi Jin e Fan, e perciò era da considerare come un vescovo coadiutore. Dopo le dimissione di Xing, quando si trattò di ordinare Ma, la Santa Sede mantenne l’uso già adottato, chiamandolo ausiliare, mentre il governo, che non riconosce Fan ma riconosceva Jin come ordinario, chiamava Ma coadiutore.

Adesso vengo a sentire che la Santa Sede, quando chiamava Jin coadiutore sottintendeva “con autorità ordinaria”. Allora potevano benissimo dirlo, sarebbe corrisposto meglio alla realtà. Infatti, se fosse stato solo coadiutore, avrebbe dovuto fare tutto d’accordo con l’ordinario, il che sarebbe stato semplicemente impossibile.

A me veniva in mente un’altra possibilità. Quella di riconoscere una delle due comunità come diocesi locale e l’altra come diocesi personale. Era chiaro che Fan e Jin fungevano come ordinari di due diocesi, mentre si sperava che il nuovo giovane vescovo diventasse il successore di ambedue, riunendo così le due comunità della Chiesa di Shanghai. Tale unione delle due comunità è ovviamente una pura velleità in questo momento, data l’attuale situazione.

4. Non è esatto se lei pensa che la lettera di papa Benedetto alla Chiesa in Cina abbia lanciato un appello subito all’unità. La lettera diceva infatti che questa unità (nelle strutture) avrebbe richiesto ancora molto tempo, mentre ciò a cui immediatamente si doveva mirare era la riconciliazione (dei cuori) delle due parti.

Lei naturalmente è entrato nel modo di pensare del padre Jeroom Heyndrickx, il quale, nella fretta di spingere tutti all’unità (ovviamente nella struttura ufficiale riconosciuta dal governo), ha causato l’attuale deplorevole stato della Chiesa in Cina.

5. Un’ultima precisazione. Nei suoi articoli precedenti, a lei sembra di vedere un contrasto tra me ed il cardinale Bertone. No. Il contrasto era tra me e il cardinale Días. E il cardinale Bertone non osava aiutare me perché Días godeva più prestigio di lui nella curia, vantando una accentuata anzianità di servizio.

Un ultimo punto. Gli interrogativi che lei pone alla fine del suo articolo sono acutissime spine che in questo momento mi tormentano. Però, oltre che confidare nella preghiera, ho una grande fiducia in papa Francesco che farà ogni cosa secondo lo spirito evangelico, senza calcoli umani e senza eccessiva timidità, come è stato il caso del nostro amabilissimo Benedetto XVI.

Auguri di buona continuazione nel suo lavoro e mi voglia sempre bene.

Suo, nel Signore,

Cardinale Giuseppe Zen

Hong Kong, 11 maggio 2013
Festa di Maria Celeste Regina della Cina

Fonte: Sul caso di Shanghai, una lettera del cardinale Zen.

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