Taiwan promuove l’educazione cattolica | Tempi.it

dicembre 23, 2013 Benedetta Frigerio

Intervista a don Donato Contuzzi, missionario della fraternità San Carlo a Taipei: «Un’identità forte non è sinonimo di intolleranza»

scuole taiwanLa decisione del governo di Taipei di inserire in tutti i curriculum accademici l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa (per cui la Chiesa può anche allontanare un professore che non rispetta l’identità cattolica) è stata approvata all’unanimità dal Parlamento. A spiegare a tempi.it come questo possa essere accaduto è don Donato Contuzzi, missionario della fraternità sacerdotale San Carlo, professore alla Fujen Catholic University. «Nessuno taiwanese  – spiega – si è mai preoccupato che la sua identità fosse lesa. Un’identità forte non è sinonimo di intolleranza. Al contrario aiuta a dialogare: favorisce un paragone senza scontro».

La popolazione cattolica nella capitale di Taiwan è lo 0,5 per cento. La decisione del governo ha suscitato polemiche?
Assolutamente no. Anzi, per i giovani dell’isola frequentare le nostre università è un motivo di vanto. L’insegnamento cattolico e i suoi valori di base sono accolti come una risorsa. Proprio nell’ottobre scorso il presidente ha convocato noi missionari cattolici e ci ha ringraziati a uno a uno per le opere educative e di assistenza che stiamo svolgendo. La nostra università, che prima dell’avvento del comunismo era in Cina, si spostò qui 52 anni fa ed è sempre stata vista come una risorsa sia dal governo democratico attuale sia dal regime precedente. Il governo ci spinge a essere presenti con un’identità forte.

L’identità forte non è percepita da nessuno come un’imposizione?
L’educazione cattolica non ha mai creato problemi. Pur non essendo cattolici, i cittadini sanno che ricevendola ci guadagnano. Il presidente vede uscire dalle nostre scuole persone con una buona formazione che contribuiscono al benessere della società. Vede la bontà della nostra azione pastorale, negli ospedali e nelle istituzioni. Lo stesso governo continua a chiedere al Vaticano di incrementare il numero dei missionari e degli insegnanti cattolici a Taiwan.

Vi è grande stima, insomma.
Sì e chiede agli ordini presenti di non lasciare la loro missione educativa. Infatti, io e i miei confratelli insegniamo tutti e tre in università. Non solo, nel 2011, un anno e mezzo in anticipo rispetto all’Italia e all’Europa, il presidente ha riconosciuto i nostri titoli di studio conseguiti nelle università pontificie.

Come siete visti dagli abitanti dell’isola?
La popolazione taiwanese, di base, è aperta. Ringrazia della presenza degli occidentali: sa che è anche grazie a loro se vive della libertà negata alla Cina. Sono orgogliosi di averci fra loro. Anche perché i missionari negli anni più duri aiutarono la popolazione affamata e colpita dalla carestia.

Fonte: Taiwan promuove l’educazione cattolica | Tempi.it.

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