The Nest news: Spariscono crocefissi e presepi. Ragazzi Italiani a: “lezioni di cultura araba”.

Il proselitismo dei fratelli musulmani avanza in modo quasi sfacciato. Fino a coinvolgere una scuola pubblica e senza suscitare sdegno alcuno.
Nessuna obiezione è stata mossa verso le battaglie condotte contro i più comuni simboli religiosi si legge su ilSussidiario, come il crocefisso, il presepe  e nessuno si è scandalizzato. Tutto si è consumato in un silenzio assordante, forse generato dal timore di essere tacciati di razzismo o di islamofobia.

A Vellermosa il 4 novembre, in occasione della commemorazione dei caduti. Sono state due insegnanti ad invitare due intere classi delle scuole primarie a non entrare in chiesa durante la celebrazione.   Il motivo? Del gruppo fanno parte alcuni bambini di religione musulmana.  Immediata la sollevazione dei genitori e del parroco di San Lucifero, don Massimiliano Pusceddu.

I genitori dei ragazzi italiani: “Ci siamo offerte per prelevare personalmente i nostri figli dalla scuola e portarli a messa, tanto per consentire alle maestre di rimanere con i bambini musulmani. Ci hanno risposto che non se ne parlava neanche! ”  Qui si va contro la libertà religiosa. (punto)

Il caso

Soile Lautsi ha due figli di 11 e 13 anni. Nelle aule della scuola pubblica che i bambini frequentano è appeso un crocifisso. Come cittadina dello Stato italiano, Lautsi considera l’esposizione del crocifisso contraria alla laicità e alle libertà fondamentali. Prova a farlo presente alla scuola, ma il crocifisso rimane appeso alla parete. Allora si rivolge al tribunale amministrativo, ma si sente rispondere che il crocifisso sarebbe un simbolo della storia e della cultura italiane, dell’identità italiana e dei principi di uguaglianza, di libertà e di tolleranza – addirittura della laicità dello Stato. La controversia arriva fino al Consiglio di Stato, che nel febbraio 2006 rigetta il ricorso in quanto il crocifisso sarebbe diventato uno dei valori laici della Costituzione italiana e rappresenterebbe i valori della vita civile.

La Consulta istituita dall’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, per favorire il dialogo tra lo Stato e la comunità italiana islamica, stava facendo un ottimo lavoro nel tentativo di contrastare l’estremismo dilagante. E sicuramente avrebbe potuto circoscrivere questa vergogna che oggi invece sta iniziando la sua colonizzazione dal nordest dell’Italia.
L’assenza di un organismo di vigilanza ha invece prodotto una mancanza di regole ed un vuoto  legislativo che rivela la volontà di continuare a rimandare all’infinito la questione generando una grande confusione.
Non è un  caso che in Italia, così come in Norvegia, l’Inghilterra e in generale tutti i paesi nordici, che storicamente hanno un’esperienza democratica molto forte ma non sempre pienamente consapevole, si consumino veri e propri colpi di stato da parte dei fondamentalisti. Un falso buonismo che provoca un vuoto nella cultura legittimando l’utilizzo che fanno le altre religioni di quel vuoto.
In poco tempo, un ventenne genovese si è fatto uccidere in nome del jihadismo in Siria, figuriamoci cosa può succedere ad un bambino che, senza controllo, anziché integrarsi imparando la cultura italiana, assimili i principi dell’integralismo estremista radicale.
Tutta la fatica dei musulmani moderati compiuta per deviare l’asse del radicalismo e rendere più giusta la società civile sarà stata vana se oggi lo stato, con l’avallo degli estremisti, torna a spostare quell’asse. Per scongiurare il pericolo di una xenofobia generalizzata basterebbero regole da seguire. Se solo ci fossero.

Fonte: The Nest news: Spariscono crocefissi e presepi. Ragazzi Italiani a: “lezioni di cultura araba”..

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