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Tremseh e il giornalismo di pace

di Marinella Correggia

Il concetto di “giornalismo di pace” è stato introdotto negli anni 1990 dallo studioso e attivista Johann Galtung per indicare “quando redattori, editori e invitati compiono scelte su cosa riferire e come riferire, che creano per la società nel suo complesso opportunità di considerare e valutare risposte nonviolente ai conflitti” (Simona Defilippi, Giornalismo di pace: cos’è e perché si contrappone alla pratica corrente, www.serenoregis.org/2009/12/giornalismo-di-pace.simona.defilippi/print). Fra i tanti principi, il giornalismo di pace fa attenzione alle parole: ad esempio non usa il termine “massacro” (che è una strage intenzionale di inermi) quando invece gli uccisi sono persone armate.

Tremseh, i modi e i tempi

Pochi giorni prima della prossima discussione sulla Siria al Consiglio di Sicurezza (il 20 luglio scade il mandato dell’inviato dell’Onu Kofi Annan), gli organi dell’opposizione siriana denunciano, ripresi da tutti i media, “il più grande massacro di civili di tutta la crisi”: oltre duecento persone trucidate giovedì 12 luglio all’alba a Tremseh dalle forze governative dell’esercito e dalle milizie filogovernative shabiha.

Subito gli osservatori dell’Onu in attesa di recarsi sul luogo affermano – come l’opposizione – di aver visto segni di attacchi con elicotteri. Lo stesso fa Kofi Annan, confermando “intensi combattimenti con l’uso di artiglieria, carri armati ed elicotteri”.

Presso i media mainstream e gli stessi social network questo episodio, tempistico come altri (vedi Houla e Karm Zeitoun), diventa “esercito siriano usa elicotteri e carri armati per massacrare i civili”. I governi appartenenti al nutrito gruppo degli “amici della Siria” e che si autodefiniscono “comunità internazionale” si precipitano a condannare il regime e a chiedere azioni energiche. Lo stesso fa il segretario generale dell’Onu.

Il governo di Damasco dal canto suo respinge le accuse: si è trattato di un’operazione contro terroristi armati che avevano occupato il villaggio e ucciso diversi abitanti, e non sono stati usati che né elicotteri né carri armati ma solo al massimo Rpg. Damasco parla di 37 combattenti e due civili uccisi nell’operazione, insieme a tre soldati.

Sarà difficile anche questa volta conoscere la verità sulle dinamiche e sulle responsabilità. Le testimonianze sono opposte a seconda di chi le raccoglie (scegliendo dunque i testimoni).

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