TUNISIA/ Ecco cosa si nasconde alle radici della violenza

Giacomo Fiaschi lunedì 17 settembre 2012

Venerdi 14 settembre, in Tunisia, così come nel resto dei paesi arabi, si è celebrato il rito della collera con l’assalto all’ambasciata americana nel quale hanno perso la vita tre persone e una trentina sono rimaste ferite. E’ stata presa di mira anche la scuola americana, non distante dalla stessa ambasciata, alcuni locali della quale sono stati incendiati, così come diversi automezzi parcheggiati nelle strade adiacenti alla scuola stessa.

Tutto nasce dalla reazione alla diffusione del trailer su Youtube di un film il cui soggetto è la religione islamica, che viene definita “cancro”, e in alcune scene del quale viene rappresentato in modo palesemente oltraggioso il profeta Maometto.

Sulla libertà di espressione artistica tirata in ballo a proposito di questo film, così come in passato è stata tirata in ballo riguardo ad altre iniziative analoghe (t-shorts serigrafate, esposizione di quadri e vignette etc.), è stato disquisito ad abundantiam e non vale la pena di perderci tempo: è una questione di lana caprina che serve solo a menare il can per l’aia.

Penso, invece, che sia opportuno, anzi necessario, cercare di comprendere bene quale sia la forza motrice che alimenta le dinamiche di questo marchingegno infernale che intrappola, ostacola e, infine, rischia di vanificare ogni sforzo, ogni impegno, ogni iniziativa che quotidianamente centinaia di migliaia di uomini e donne di buona volontà, in ogni parte del mondo, stanno mettendo a disposizione di un progetto globale di pace, di dignità, di libertà e di democrazia.

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