TUNISIA – ISLAM Marzouki ad Oasis: Cristiani, musulmani, ebrei, atei sono tutti fratelli in Tunisia

di Bernardo Cervellera

Il presidente tunisino riafferma che alla base della rivoluzione dei gelsomini nel suo Paese vi è la libertà di coscienza, ossia la possibilità di cambiare religione, o di non averne affatto. La difficile transizione in Egitto, Libia, Siria, penisola araba, Marocco. In questi ultimi è bloccata ogni conversione o battesimo per timore delle conseguenze. Ma la rivoluzione araba ha cambiato la mentalità della gente, con maggior valore dato all’individuo e non alla “umma”. L’occidente non ha capito i rivolgimenti in atto.

Tunisi (AsiaNews) – Il “destino” della rivoluzione araba tunisina è di accogliere “musulmani, cristiani, ebrei e atei” come “fratelli”, tutti con diritto di piena cittadinanza nel Paese. È la promessa che il presidente tunisino, Moncef Marzouki ha fatto al raduno del Comitato scientifico di Oasis (v. foto) in corso in questi giorni nella capitale. Marzouki, con un passato di prigioniero e di esule a causa del suo attivismo per i diritti umani, è ritornato dalla Francia al tempo della rivoluzione dei gelsomini e lo scorso dicembre è stato eletto a larghissima maggioranza presidente del Paese. Avendo saputo dell’incontro di Oasis ha voluto venire in visita e incontrare i rappresentanti del Comitato, rassicurandoli che la rivoluzione araba non ha come scopo il fanatismo islamico, ma la democrazia e il tentare di integrare diritti religiosi delle comunità coi diritti dell’individuo, salvaguardando “la libertà di coscienza”, ossia la possibilità per ognuno di cambiare religione, di appartenere a una fede religiosa o di non appartenervi affatto.

Verso la libertà di coscienza

Quanto detto dal presidente tunisino mette in crisi un’opinione (pessimista) molto diffusa in occidente secondo cui la rivoluzione araba sta scivolando in modo inevitabile nella piena islamizzazione del Nord Africa e del Medio oriente. Marzouki ha criticato questo stereotipo (in parte islamofobo, in parte neo-colonialista) che domina nei media occidentali. È pur vero che nei mesi scorsi egli stesso ha difeso una condanna per “offesa al sacro” contro alcuni che hanno diffuso online immagini ritenute offensive verso Maometto. Ma si è anche distaccato criticando una condanna per “blasfemia” contro gli autori e gli attori (le voci) del film di animazione “Persepolis”, che riporta alcune sequenze in cui Dio viene raffigurato come attore fra gli altri. Per Marzouki questi tentennamenti sono il cammino obbligato verso “l’equilibrio”. Da questo punto di vista il sentiero che la Tunisia sta percorrendo non è diverso da quello degli altri Paesi del mondo, dove vi sono spesso conflitti sullo spazio da dare la sacro nella società. Egli ha citato le discussioni che avvengono negli Usa a proposito dell’articolo 1 della costituzione (dove si parla di Dio creatore, che alcuni vorrebbero cancellare); la lotta sull’aborto e sull’omosessualità; le dimostrazioni di cattolici francesi contro uno spettacolo offensivo; le tensioni in Italia sull’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici.

Fra gli applausi dei presenti, egli ha ribadito che la base per il suo Paese deve essere la libertà di coscienza e che l’appartenenza religiosa non deve interessare lo Stato.

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