Tunisia. Storia di Aymen, aspirante kamikaze «per la sharia» | Tempi.it

novembre 20, 2013 Leone Grotti

La madre racconta il cambiamento del suo ragazzo plagiato dai salafiti. Che sfruttano la “primavera araba” come «un’ottima occasione di formare uno Stato islamico»

tunisia-salafiti-islam-sharia-siriaAymen Saadi è un ragazzo tunisino che è passato da giocare come attaccante per la squadra di calcio della sua città, Zarghouan, a cercare di farsi esplodere il mese scorso a Tunisi per «la sharia e il jihad». Subito prima che Saadi venisse fermato, un altro attentatore suicida si faceva esplodere lungo una spiaggia in quello che è il primo attentato nel paese da quando nel 2011 Ben Ali è stato costretto a fuggire.

PLAGIATO DAGLI ISLAMISTI. L’obiettivo originario di Saadi non era attaccare la Tunisia ma andare in Siria a combattere: «Mio figlio parlava della Siria ma mai della Tunisia. È stato manipolato da criminali, terroristi. Lui era solo un adolescente che parlava del jihad», dichiara a Reuters la madre di Saadi, Hayet. «Aymen prendeva buoni voti, ascoltava la musica poi è cambiato l’anno scorso, quando ha iniziato a spendere molto tempo leggendo siti radicali islamici e parlando con religiosi ultraconservatori in moschea».

«VOGLIAMO LO STATO ISLAMICO». In Tunisia la fazione dei radicali islamici salafiti è molto forte. Dopo il successo delle rivolte del 2011, hanno cercato di instaurare la sharia nel paese tenendo sermoni nelle moschee, distruggendo negozi troppo “occidentali” e impedendo manifestazioni culturali ed esposizioni artistiche considerate come un male di derivazione occidentale da sradicare. «Vogliamo che la Tunisia diventi uno Stato islamico – dichiara uno di loro, Abu Salah, a Reuters – ma il primo passo deve essere fatto in Siria per poi allargarci in tutta la regione. Sono orgoglioso di quanto stanno facendo i miei fratelli in Siria e anch’io andrò là a combattere».

salafiti-egitto-chiesa-mina-tawadrosBARBA LUNGA E NIENTE JEANS. Dopo essere entrato in contatto con gli estremisti, anche Saadi è cambiato. «Si è fatto crescere la barba, ha buttato via tutti i suoi jeans per vestire il jilbeb», il vestito tradizionale lungo favorito dai salafiti. A marzo, grazie all’aiuto delle autorità, i genitori sono riusciti ad impedire al ragazzo di andare in Siria a combattere ma Saadi è sparito ad agosto, quando si è recato di nascosto in Libia per addestrarsi con gli altri guerriglieri. «Lui voleva andare in Siria. Quando è stato arrestato, mio figlio ha detto alla polizia che il leader del campo gli aveva chiesto invece di attaccare sul suolo tunisino. Lui ha esitato ma poi si è convinto, temendo che altrimenti l’avrebbero ucciso».

RISULTATO DELLA PRIMAVERA ARABA. Saadi è stato fermato prima di farsi esplodere in mezzo alla folla ma tanti come lui sono pronti a portare avanti la sua missione: «Dopo la Siria toccherà alla Tunisia», dichiara a Reuters un altro membro dei salafiti. «La “primavera araba” in Tunisia, Egitto, Yemen e Libia ci ha dato un’ottima occasione di formare uno Stato islamico dove applicare la sharia». Dopo essere stato arrestato, il ragazzo si è pentito: «Quando l’abbiamo visto in prigione ha chiesto a suo padre di perdonarlo. Ha detto di essere stato manipolato ed è così: usano i ragazzi che credono nell’islam come bombe per raggiungere i loro scopi».

Fonte: Tunisia. Storia di Aymen, aspirante kamikaze «per la sharia» | Tempi.it.

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