Uganda: il padre di un martire racconta il proprio cammino di fede

William Masolo, padre di Francis Namokubalu (un credente ex-musulmano ucciso a causa della sua fede), ci testimonia del risultato della campagna di lettere organizzata da Porte Aperte, che ha permesso alla sua famiglia di rimanere salda e unita nonostante la perdita del figlio. William ha inoltre condiviso con noi il suo personale cammino di fede.

La storia della conversione di William risale agli inizi degli anni 90, mentre era ancora conosciuto come Mohamed. Dopo aver studiato diligentemente il Corano, aveva continuato negli studi presso una prestigiosa università Islamica. Era uno studente modello con un futuro brillante davanti a sé, ma, ad un certo punto, ha iniziato a sentirsi irrequieto nel suo intimo. Gli studi obbligatori sulla comparazione della Bibbia con il Corano furono la causa di una profonda crisi spirituale. Solo continuando a leggere la Bibbia trovò pace, amore e una visione radicalmente diversa delle cose. Un giorno, mentre era solo nella sua camera, cadde sulle sua ginocchia e gridò a Gesù. La pace di Dio inondò il suo cuore.
Dopo poco tempo però iniziò la persecuzione. Offesi dalla sua conversione, alcuni parenti volevano fargliela pagare per questo disonore.  A peggiorare le cose ci fu anche il fatto che Mohamed volle cambiare nome a significare la propria nuova identità, adesso era William.
Altri Musulmani furono offesi dalle sue evangelizzazioni. All’inizio cercarono di spargere calunnie sul suo conto. Quando videro che questa via non portava i frutti sperati, iniziarono a minacciare lui e la sua famiglia. Ma William continuò deciso a predicare il Vangelo e molti Musulmani seguirono Gesù.
Tutti i suoi figli, tranne uno, confessarono Cristo. Il figlio maggiore di William, Francis, divenne anch’egli un’evangelista. Il giovane condusse molti altri Musulmani a Cristo e li discepolò. A un tratto però le minacce diventarono più pressanti. Francis venne falsamente accusato di furto. Il ragazzo fu brutalmente ucciso mentre partecipava ad un finto incontro di riconciliazione.
“Quale grande dolore ho provato quando hanno ucciso mio figlio! Per la prima volta dalla mia conversione ero arrabbiato con Dio. Ero così arrabbiato che mi pentii di essermi convertito e abbandonai tutto!”
Durante i mesi successivi William affrontò un dolore indicibile, ma Dio si dimostrò fedele. Mandò colui che era stato il suo primo pastore ad incoraggiarlo. Porte Aperte inoltre, essendo venuta a conoscenza della situazione, rimase in contatto con lui. Abbiamo avviato una campagna di lettere per la moglie e i figli di Francis… La risposta è stata sorprendente: la famiglia ha ricevuto più di 10.000 lettere.
William ha così commentato questo supporto vitale che ha ricevuto: “Vi sono infinitamente grato per avermi mostrato che Dio mi conosce e conosce il caso di mio figlio. Siete arrivati giusto in tempo. Avevo iniziato a cercare un posto sicuro nel quale portare la mia famiglia. Stavo per abbandonare il mio ministero evangelistico, ma adesso ho ripreso coraggio! Dio, che ha mandato voi per incoraggiarmi, mi garantirà anche la giustizia per mio figlio. Mio figlio non è morto invano!”
Porte Aperte ha recentemente parlato con William e ha scoperto che adesso, tre anni dopo quell’evento drammatico, la sua famiglia si è ripresa. Egli continua ad evangelizzare. La vedova di suo figlio sta riprendendo a vivere e i suoi tre figli stanno frequentando una scuola locale.

Fonte: Uganda: il padre di un martire racconta il proprio cammino di fede.

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