Un popolo in marcia per il matrimonio | La Nuova Bussola Quotidiana

di Andrea Lavelli

Dopo la grande March for Life di gennaio che ha visto circa 400,000 giovani sfidare il freddo e la neve per marciare per le strade di Washington e chiedere a gran voce il rispetto per la vita, l’America si prepara a far sentire nuovamente la sua voce per un’altra causa molto attuale, quella della difesa della famiglia naturale.

Si tratta della “March for Marriage”, la “Marcia per il matrimonio”, un nome che nella traduzione italiana suona forse un po’cacofonico, ma che rende l’idea di un popolo, quello americano, che non ci sta a piegarsi di fronte ai continui attacchi alla famiglia, all’istituzione matrimoniale e ai molteplici casi di intolleranza e di accuse di “omofobia” nei confronti di chi si esprime per la famiglia naturale.

«Nella nostra storia quando i nostri diritti sono sotto attacco, noi americani ci rifiutiamo di farci zittire ma ci organizziamo tutti insieme per far sentire la nostra voce», spiegano gli organizzatori. «Milioni di elettori si sono recati ai seggi per supportare il matrimonio ma i loro voti sono stati rubati da giudici non eletti da nessuno».

Si stanno moltiplicando, infatti, in diversi Stati americani gli attacchi al matrimonio da parte di giudici che stanno spingendo per ridefinire l’istituzione matrimoniale, allargandolo anche a coppie dello stesso sesso. Attualmente sono ben 31 gli stati federati che hanno deciso di non ammettere il “matrimonio” omosessuale, ratificando questa decisione anche attraverso appositi emendamenti costituzionali.

Tuttavia, già l’anno scorso la Corte suprema aveva bocciato come incostituzionale il “Defense of Marriage Act”, una legge federale firmata da Bill Clinton nel 1996, che definiva il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna. Il copione è lo stesso di quando nel 1973 un pugno di giudici supremi aveva votato la Roe vs. Wade, introducendo l’aborto negli USA.

«Giudici federali in tutta la nazione stanno forzando questa decisione della Corte, distorcendola e usandola per tentare di cestinare le leggi e gli emendamenti costituzionali dei singoli Stati in materia di matrimonio. Presto molti casi arriveranno davanti alla Corte Suprema e probabilmente verranno decisi entro i prossimi 12 mesi», afferma Brian S. Brown, presidente della “National Organization for Marriage”. «Ecco perché abbiamo organizzato la March for Marriage. Dobbiamo affermare chiaramente alla Corte, ai politici e alle élite culturali che il popolo americano difende il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna, perché i bambini meritano di avere sia una mamma che un papà! Per quanto una donna ami il suo bambino, non potrà mai essere suo padre, così come un uomo non potrà essere sua madre».

La March for Marriage è un evento giovane, nato solamente lo scorso anno quando migliaia di persone sfilarono per le strade di Washington DC. A volte, fuori dagli States, come in Italia, non è insolito imbattersi in persone che affermano che queste marce non servono a nulla, che sono inutili. In realtà la più famosa “March for Life” con i sui più di 40 anni di storia e i suoi circa mezzo milione di partecipanti ogni anno, sta a dimostrare il contrario: si tratta di un segnale forte dato alla politica, di un momento fondamentale per tutti coloro che si battono per cause come queste per ritrovarsi e dare nuova linfa alle attività sul territorio, oltre che un’occasione per far crescere l’attivismo a livello capillare.

La Marcia, che si terrà nella mattinata di giovedì 19 giugno, percorrerà tutta Constitution Avenue fino ad arrivare davanti alla Corte suprema e sarà anticipata da un comizio cui prenderanno parte personalità politiche e religiose statunitensi e non solo. Tra gli altri ci saranno l’Arcivescovo Salvatore Cordileone del sottocomitato della Promozione e difesa del Matrimonio della Conferenza episcopale americana, l’ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum e Ludovine de la Rochere, presidente de “La Manif pour Tous”.

Una componente di immediato impatto legato alla Marcia sarà il “Marriage lobby day”, che partirà immediatamente dopo la fine della manifestazione: l’organizzazione della Marcia si occuperà di organizzare incontri tra i partecipanti e i rappresentanti dei loro Stati al Congresso, in modo da spingerli al rispetto della famiglia e della libertà di espressione.

«Potenzialmente migliaia di sostenitori del matrimonio provenienti da tutto il Paese avranno l’opportunità di incontrare i loro Senatori e Deputati federali per far capire loro l’importanza di difendere il matrimonio, la libertà religiosa e la corretta applicazione delle leggi».

Anche alle migliaia di persone che supportano la Marcia ma che non possono recarsi a Washington, la National Organization of Marriage invierà tutte le informazioni per contattare i loro rappresentanti e fare pressione su di loro.

«Abbiamo una scelta. Possiamo rimanere in silenzio davanti all’oppressione o possiamo prendere posizione e combattere per la verità che il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna. È tempo di marciare per il matrimonio e per la verità. Mostreremo ai giudici e ai media che la battaglia per la verità del matrimonio è appena iniziata».

Fonte: Un popolo in marcia per il matrimonio.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Principi non negoziabili e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.