Uno spartiacque nel diritto e nella società

Critiche dei vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles alla normativa sulle nozze omosessuali

Londra, 18.

«Uno spartiacque nel sistema giuridico che preannuncia un profondo cambiamento sociale»: questo è il commento dell’episcopato cattolico in merito alla legalizzazione in Gran Bretagna delle nozze fra persone dello stesso sesso. Dopo infatti una breve lettura alla Camera dei Lord la legge, il Marriage (Same Sex) Couples Bill, ha ottenuto ieri anche il sigillo della regina e, pertanto, i primi “matrimoni” potranno essere celebrati a partire dal 2014. La legge prevede, in particolare, la possibilità di celebrare tali unioni anche nei luoghi di culto (tranne quelli della comunità anglicana per i quali è stabilito un espresso divieto). In una dichiarazione congiunta — a firma del presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, l’arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols, e del vice presidente, l’arcivescovo di Southwark, Peter David Gregory Smith — si sottolinea che la normativa introduce una ridefinizione del matrimonio tradizionale che «rappresenta uno spartiacque nel sistema giuridico che preannuncia un profondo cambiamento sociale». Al riguardo i vescovi osservano che «il nuovo atto rompe i legami giuridici esistenti tra l’istituzione del matrimonio e della complementarietà sessuale». In sostanza il matrimonio diventa un atto di unione tra due persone e non tra un uomo e una donna. Pertanto, aggiungono i presuli, il matrimonio diviene un’istituzione in cui «non è più centrale l’apertura ai figli e, con essa, la responsabilità per i padri e le madri di rimanere uniti per crescerli» e per questo, concludono, «siamo contrari a questa legge».
Come accennato la normativa prevede che i “matrimoni” omosessuali vengano celebrati nei luoghi di culto, tranne quelli anglicani. Durante il dibattito in Parlamento sono tuttavia stati adottati alcuni emendamenti che garantiscono alle comunità religiose la facoltà e non l’obbligo di aderire alla legge per quanto concerne appunto la celebrazione di tali unioni. Secondo l’episcopato gli emendamenti hanno «significativamente rafforzato» le protezioni legali per le comunità religiose, ma tuttavia, si puntualizza, permane ancora il problema che la futura applicazione della legge entri in contrasto con il tradizionale insegnamento religioso all’interno delle scuole. A tale proposito, si legge, «esiste il rischio potenziale che le indicazioni che verranno date in futuro dal ministero, sull’educazione sessuale nelle scuole, entrino in conflitto con l’insegnamento della Chiesa». La questione, per la Chiesa cattolica, implica quella più generale della libertà religiosa. In un precedente intervento l’episcopato aveva sottolineato che vi è la preoccupazione che le scuole cattoliche potrebbero essere costrette a «promuovere e sostenere tali matrimoni».
Si tratta di una preoccupazione che, peraltro, è condivisa anche da una buona parte della società civile britannica, visto che, nei mesi scorsi, un sondaggio aveva fatto emergere che 40.000 insegnanti hanno detto di non voler incorporare i “matrimoni” omosessuali nelle loro lezioni didattiche. I vescovi auspicano quindi che «i cittadini non vengano discriminati se esprimono pareri contrari» alle unioni fra persone dello stesso sesso. Una rassicurazione è comunque stata data dal rappresentante del Governo durante il dibattito al Parlamento, che ha affermato che le scuole affiliate alle comunità religiose potranno «non seguire in maniera assidua» le indicazioni, se decidono di osservare i tradizionali insegnamenti basati sui valori religiosi.
I vescovi si dicono, invece, «delusi» per il fatto che una serie di altre modifiche alla legge, per quanto concerne la salvaguardia delle libertà di espressioni e di obiezione di coscienza, non siano state introdotte durante la discussione parlamentare. Comunque, precisano i presuli cattolici, «assicurazioni» sono state date da parte del Governo affinché «nessuna persona possa subire un danno o un trattamento sfavorevole sul luogo di lavoro, perché ritenga con convinzione che il matrimonio sia solo quello fra un uomo e una donna». L’episcopato ricorda che «le consuetudini legali e politiche di questo Paese sono fondate sulla ferma convinzione che le persone hanno diritto a esprimere le loro convinzioni e, nello stesso tempo, rispettare coloro che non sono d’accordo». Ed è importante, concludono, in questo momento «rafforzare questa tradizione».

Fonte: L’Osservatore Romano, Uno spartiacque nel diritto e nella società.

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