Vescovi tedeschi e pillola: un sì poco convincente

di Renzo Puccetti

“L’assemblea plenaria ribadisce che negli ospedali cattolici le donne che sono state vittime di violenze sessuali ricevono ovviamente supporto umano, medico, psicologico e pastorale. Questo può includere anche la somministrazione della “pillola del giorno dopo”, purché abbia un effetto contraccettivo e non abortivo. Metodologie medico-farmacologiche che causino la morte dell’embrione, continuano a essere vietate”. Questo il passaggio del comunicato stampa rilasciato dai vescovi tedeschi che ha attirato l’attenzione dei media e che ha fatto parlare di “aperture” della Chiesa alla pillola del giorno dopo.

In realtà l’attenzione nei confronti di una possibile gravidanza a seguito di stupro da parte della riflessione morale della Chiesa non è affatto nuova. In risposta ad una lettera pervenuta alla rivista Studi Cattolici nel dicembre 1961 le risposte di tre distinti moralisti concordarono nel ritenere moralmente lecita l’assunzione della pillola contraccettiva in previsione di una possibile violenza sessuale. Non è infatti l’assunzione di un farmaco antiovulatorio ad essere moralmente illecita, ma è il suo impiego come contraccettivo in un rapporto consenziente che costituisce una fattispecie moralmente ben definita indicata come male intrinseco dalla dottrina cattolica. A causa della guerra in Congo e degli stupri perpetrati anche sulle religiose, si parlò in quegli anni di “pillola congolese”.

Quindi intervenire per evitare la gravidanza impedendo il concepimento è da almeno cinquant’anni un’azione che la Chiesa, seppure in maniera non definitiva, non rifiuta. Nel 2001 la Conferenza episcopale americana emanò le direttive etiche e religiose per le strutture sanitarie cattoliche degli Stati Uniti. Al punto 36 del documento si legge: “Una donna che è stata violentata dovrebbe potersi difendere da un potenziale concepimento derivante da una violenza sessuale. Se dopo esami appropriati non c’è evidenza che il concepimento sia già avvenuto, può essere trattata con farmaci che prevengono l’ovulazione, la capacitazione degli spermatozoi o la fecondazione. Non è permesso intraprendere o raccomandare trattamenti che hanno lo scopo o l’effetto diretto della rimozione, distruzione o interferenza con l’impianto di un ovocita fecondato”.

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