Dunque i moduli di Palazzo D’Accursio parleranno di “genitore richiedente” e dell’eventuale “altro genitore”, che non intrattiene direttamente il rapporto con l’amministrazione comunale ma che è comunque tenuto a fornire una serie di dati, per esempio sul reddito. Immediate le reazioni delle parti politiche. Il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, ha commentato: «Questa delibera è una farsa che rischia di produrre disastri irreparabili». «Non si tratta semplicemente di uniformare la modulistica – ha aggiunto Silvia Noè, presidente del gruppo Udc in Regione –. Si commetterebbe un grave errore pensando che le battaglie contro le discriminazioni si combattano attraverso questi strumenti». Battagliero anche il Pdl: «I moduli come sono ora sono perfetti e devono rimanere così – ha detto la consigliera Valentina Castaldini –. Qualsiasi modifica sarebbe una farneticazione e porterebbe a non rispettare l’ordinamento. Farò di tutto perché questi parametri non vengano toccati».
La proposta che a Venezia era stata fatta dall’assessore Camilla Seibezzi e che era rientrata in un baleno, con un no secco da parte del Consiglio comunale, a Bologna rischia di trasformarsi in realtà. Sul piano nazionale, il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge aveva già strizzato l’occhio a Sel: «Mi sono sempre battuta per le pari opportunità – ha detto l’esponente del governo Letta –. Se questa è una proposta che le rafforza mi trova d’accordo». Una questione che può sembrare cosa da poco, ma che rischia di trasformarsi nell’ennesima presa in giro alle famiglie bolognesi che si stanno cimentando con le “sempreverdi” liste d’attesa ai nidi e i problemi più gravi dei servizi educativi.
Fonte: Via “mamma” e “papà”? Il verdetto a Bologna | Famiglia | www.avvenire.it.