Voci dalla Cina

In tempi recenti, alcuni esponenti di punta delle gerarchie ecclesiastiche hanno commentato su argomenti che hanno a che fare con cose cinesi. Questi esponenti non sono di punta solo dal lato Vaticano, ma certamente anche da quello cinese essendo essi stessi cinesi. In effetti, quando si parla dei noti problemi attinenti ai rapporti tra Chiesa Cattolica e governo cinese, le tre voci di spicco sono senz’altro quelle del Cardinal Joseph Zen (ex vescovo di Hong Kong ora emerito), dell’Arcivescovo Savio Hon (gia’ teologo di spicco ed ora a Roma presso Propaganda Fide) e del neo Cardinale John Tong, attuale vescovo di Hong Kong. Certamente sono persone che hanno una visione privilegiata ma anche rappresentano diverse sensibilita’ e diversi modi di rapportarsi al problema Cina (problema inteso nel senso di come sviluppare relazioni costruttive con il governo cinese da parte del Vaticano ma senza rinunciare a cio’ che e’ irrinunciabile).

Mi ha colpito in una intervista all’attuale vescovo di Hong Kong, pubblicata dalla rivista 30 giorni, il richiamo alla pazienza (insieme alla gratitudine e all’attesa). Certamente questa virtu’ e’ molto cinese, essendo anche sottointesa nella famosa Arte della Guerra di Sun Tzu. In effetti le vittorie migliori sono quelle nelle battaglie in cui non si combatte. Questo modo di guerreggiare ha molto di piscologico ma, devo dire per esperienza, e’ anche molto efficace. Io penso che sia saggio non cercare troppo lo scontro diretto, in quanto questo non fa che scatenare reazioni a catena che non portano lontano. Ma e’ anche vero che essere troppo remissive puo’ sembrare un segnale di debolezza. Quindi la soluzione sembra essere nel mezzo.

Quello che vorrei continuare a sottolineare e’ veramente la diversita’ dell’ambiente sociale ed umano in cui ci si trova quando si vive in Asia. Sembra un luogo commune, qualcosa che tutti sanno, ma in realta’ e’ un qualcosa che solo chi ci vive puo’ capire pienamente. Le coordinate esistenziali sono organizzate in modo diverso da quello che un commune occidentale puo’ aspettare. Quindi, la pazienza suggerita dal Cardinale non e’ solamente, a mio modesto avviso, una richiesta di attesa, ma e’ anche un richiesta di lasciare che le cose si evolvano seguendo una logica che ad osservatori non addentro a questo mondo potrebbe sfuggire. Cio’ non significa restarsene senza far niente, ma significa cercare di non peggiorare situazioni che sono gia’ di per se’ molto delicate. Talvolta i problemi vengono d

a fuori; ma a volte essi sono intrinsechi al sistema che li produce. E il sistema e’ fatto di usi, costume, credenze, filosofie che sono radicate da secoli. Io non dico questo essere un bene o un male, e’ un fatto da cui non si puo’ distogliere lo sguardo.

Fonte: www.korazym.org.

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