Aleppo, il vescovo: cristiani in fuga, dialogo e riforme unica via | Chiesa | www.avvenire.it

«Manca il cibo e fa freddo. Non c’è elettricità. Ho passato gli ultimi mesi in episcopio senza riscaldamento e per me è stata molto dura. Immaginate come può vivere la povera gente. E soprattutto non c’è più sicurezza». Il vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo, gesuita, racconta con parole semplici e nette la realtà dei cristiani nella sua città e nel suo Paese. Avvenire lo incontra a Roma al termine del Sinodo caldeo che ha visto l’elezione del nuovo patriarca.

Qual è la situazione dei cristiani in particolare?
I cristiani sono come tutti gli altri. Ma sono ulteriormente deboli perché sono una minoranza. E quando lo Stato non garantisce la sicurezza, ed esplodono i fanatismi, le minoranze sono minacciate in modo particolare. Ecco perché i cristiani, e questa è una grande sofferenza per noi vescovi, fuggono verso il Libano, il Canada, gli Stati Uniti, l’Australia.

In pratica quello che era successo in Iraq, sta accadendo anche in Siria.
Esattamente. Anche da noi i cristiani erano ben inseriti nella società. Ora con la mancanza di sicurezza tutto questo cambia.

I cristiani sono stati considerati un puntello dell’attuale regime siriano. Sta cambiando qualcosa?
Difficile dire. Per essere chiari, i vertici delle comunità cattoliche non fanno dichiarazioni a favore di quello o dell’altro. Noi siamo per la Siria. Noi siamo per le riforme. Ma è vero che i cristiani hanno paura dei cambiamenti quando vedono quello che è successo in Egitto, Tunisia e Libia.

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