Analisi Cina-Vaticano, perché continuare nel dialogo – MissiOnLine.org

di Gerolamo Fazzini

Il caso del vescovo Ma Daquin? Un errore che getta discredito sul nuovo governo cinese, il colpo di coda dei vecchi apparati. L’intervista di Ren Yanli commentata da padre Lazzarotto. Prudente speranza per il futuro.

«Ho segnali che stanno iniziando a studiare i dossier. Raccolgono informazioni. Il presidente designato Xi Jinping e altri futuri leader sono giovani cresciuti nella Cina degli ultimi decenni. Sono realisti e danno prova di voler affrontare i problemi con decisione. Con loro potrà ripartire il dialogo già iniziato tra Pechino e Santa Sede. Loro non portano la responsabilità di quello che è accaduto in passato. E possono camminare speditamente, perché hanno sulle spalle un bagaglio leggero».

L’intervista rilasciata pochi giorni fa dal professore Ren Yanli a Vatican Insider – sito specializzato sull’informazione religiosa del quotidiano “La Stampa”-  disegna uno scenario molto interessante per chi segue le vicende della Chiesa in Cina. Ren Yanli, infatti (che ha studiato in Italia e mantiene contatti anche a Roma in ambiente vaticano) è un autorevole membro dell’Accademia cinese delle Scienze sociali e dell’Istituto di ricerca delle Religioni mondiali, segue da decenni i rapporti tra Pechino e Vaticano e fa parte di un prestigioso think thank che offre le sue analisi ai politici cinesi di massimo livello. Prima di Natale, informa Vatican Insider,  «il professor Ren è volato da Pechino a Roma, dove ha avuto incontri di alto livello anche nei Palazzi d’Oltretevere». Una ragione in più per leggere con attenzione le sue considerazioni.

Innanzitutto Ren osserva la novità delle espressioni rivolte dal Papa ai politici cinesi nel messaggio Urbi et Orbi di Natale: «È la prima volta che un Papa in un discorso pubblico fa riferimento esplicito e diretto ai “nuovi dirigenti della Repubblica popolare cinese”, esprimendo un augurio in vista dell’alto compito che li attende. Finora si erano preferite espressioni più indirette, come “nazione cinese” o “popolo cinese”. Mi sembra un segno – commenta Ren Yanli – che la Santa Sede invia direttamente ai nuovi dirigenti cinesi per ribadire che è sempre pronta a riprendere la via del dialogo». Inoltre, aggiunge, «conferma l’autorevolezza della proposta avanzata dal cardinale Fernando Filoni, che a ottobre aveva suggerito di costituire una commissione ufficiale di alto livello tra Santa Sede e governo cinese per risolvere i problemi che riguardano la vita della Chiesa in Cina».

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